Sarà in assoluto il primo enologo italiano a mettere “radici” in India: stiamo parlando di Riccardo Cotarella, autore di grandi vini del Belpaese, che recentemente è stato chiamato da una grande azienda vinicola indiana per valutare le varie possibilità e iniziare a produrre vino nel Paese asiatico.
Come spiegato dallo stesso Cotarella, raggiunto in esclusiva da Winenews a Milano, “dopo essere stato il primo enologo italiano a Bordeaux adesso ho l’onore di aprire la strada verso l’India. Al momento - aggiunge - è ancora in corso la fase di valutazione delle condizioni e dei terreni che si presentano molto calcarei e vocati alla produzioni di vini rossi”.
I proprietari dell'azienda sono esperti di marketing, che già hanno contribuito alla nascita dei più importanti brands di vino e alcolici del Paese, e sono grandi conoscitori del mercato indiano. Attualmente il terreno in cui dovrà sorgere la cantina è incolto, e le viti devono essere ancora impiantate. Al momento non sappiamo quali vitigni, se autoctoni o internazionali, Riccardo Cotarella sceglierà per avviare la produzione, ma la curiosità per le bottiglie indiane è già molta.
Vino & Mercato - All'India piace quello italiano. Bene export e crescita dei consumi ...
Anche se in maniera discontinua, l'India mostra di apprezzare sempre di più il vino, soprattutto se prodotto in Italia. Nei primi due mesi 2006, ricorda Assocamerestero, le importazioni indiane di vino tricolore hanno fatto segnare un progresso del 1.152% rispetto allo stesso periodo del 2005, anche se, è bene ricordarlo, nel corso del 2005 il quantitativo delle nostre esportazioni ha evidenziato un andamento deludente.
Allo stato attuale il mercato del vino in India ha un valore di 25 milioni di euro, quindi sostanzialmente limitato, ma in ogni caso il consumo fa segnare un incremento annuo del 20%. E secondo gli addetti ai lavori si ritiene che questa tendenza possa continuare per almeno altri 7-8 anni. Circa il 20% del vino consumato nel subcontinente asiatico è di importazione, proveniente soprattutto da Francia, Australia, Italia, Sud Africa e Usa. Attualmente le importazioni sono frenate da un sistema di tassazione molto pesante, anche se in questo settore non viene applicato il sistema delle quote.
Ad oggi, gli stati maggiori consumatori di vino sono il Maharashtra, Goa, Karnataka, Kerala e Pondichery. La produzione interna può contare su 60 mila ettari di terreno coltivati a vite, 40 mila dei quali nello stato del Maharashtra, nella parte orientale del Paese. Il governo di questo Stato ha recentemente deciso di istituire un distretto produttivo dedicato al vino, anche per migliorare la qualità del prodotto locale.
Secondo il presidente della Camera di Commercio Italiana in India, Narinder K. Nayar, "sono sempre di più gli indiani che vedono aumentare il loro reddito, e che dunque puntano a consumare prodotti di qualità. Il vino italiano, insieme agli altri prodotti che arrivano dall'Italia, può ritagliarsi una fetta di pubblico importante, ma deve vincere la concorrenza delle altre nazioni europee, come la Francia, che fanno dell'agroalimentare una loro bandiera".
La curiosità - Gli indiani imparano i segreti da colleghi emiliani. Accordo Maharasthra e Regione Emilia Romagna
L'Emilia Romagna insegna all'India a fare il vino. E' questo uno degli obiettivi dell'accordo firmato dal Governo dello Stato del Maharasthra (capitale Mumbai, la ex Bombay), nell'India centrale, e alcune realtà dell'Emilia Romagna. L'accordo è stato firmato tra il Maharashtra Industrial Corporation e una delegazione di organizzazioni della Regione (Centuria RIT, Catev & Crpv-Research Centre for Vegetal Production, Enoteca Regionale di Dozza), allo scopo di individuare e mettere in atto strategie e interventi di know-how transfer e di training a favore dello sviluppo del settore vitivinicolo dello stato del Maharashtra.
Il Mou è il risultato finale di Winebar, un progetto coordinato da Centuria Rit in collaborazione con il Crpv, la Camera di Commercio Italo-Indiana e il Mced, cofinanziato dall'Unione Europea nell'ambito del programma Asia Invest. Lo Stato del Maharasthra è leader nella produzione di vini in India, con il 95% della produzione totale del Paese.
Lo Stato, inoltre, ha anche di recente annunciato un incremento del 33% nelle esportazioni di vino indiano nel biennio 2005/2006. Gli emiliani condurranno, di concerto al governo dello stato indiano, uno studio di fattibilità sulla possibilità di aumentare la produzione vitivinicola del Maharastrha grazie al supporto e al know how delle imprese impegnate nel progetto. Il termine è fissato in sei mesi di lavoro. La coordinazione del progetto è stata affidata alla Camera di Commercio Indo-Italiana che farà da collegamento fra le parti. Al termine dello studio, il governo del Maharastra provvederà a realizzare le strutture idonee e a tenere i contatti con il governo centrale, mentre le aziende italiane si impegneranno a mettere su laboratori per la certificazione della qualità, insegnare le metodologie di coltivazione, di vinificazione delle diverse tipologie di uve, insegnare tutto quello che riguarda il prodotto finito in bottiglia, dalla coltivazione al marketing, alla vendita. Inoltre saranno gli italiani che formeranno esperti enologi indiani per diffondere la cultura del vino nel paese, oltre ad organizzare workshop sia in India che in Euoropa.
In India il vino italiano sta cominciando a farsi strada, cercando di sbaragliare la concorrenza francese e sudafricana. Aziende come Mastroberardino e Villa Sandi, grazie anche a vini secchi e al prosecco hanno riscosso molto successo alle tappe indiane del Vinitaly.
Quella dell'Mou è una strada nuova: non più (o almeno non solo) importazione di vini italiani ma aiuto alla crescita del settore locale. Gli indiani non sono abituati a bere vino. Birra e superalcolici (whisky e gin in particolare) fanno la parte del leone. Ma il mercato è in continuo aumento, attestandosi su una crescita del 5% annuo, muovendo circa 7 miliardi di euro. Il segmento degli alcolici più leggeri cresce del 17% mentre quello dei vini del 20%, grazie soprattutto al fatto che le nuove generazioni, nelle grandi città, si avvicinano più facilmente a questo tipo di alcolici piuttosto che ai superalcolici.
Quelli dei dazi e della distribuzione sono due problemi importanti per gli imprenditori italiani del settore che aspirino a guadagnarsi fette di mercato indiano. Tra i dazi del Governo e le tasse locali si arriva anche al 250% sul prodotto. Il fatto è che in un economia protezionistica come quella indiana, nonostante le assicurazioni del governo centrale, finora nulla è stato fatto per la riduzione dei dazi e delle tasse locali e il mercato indiano del vino in particolare e degli alcolici in generale è in mano a pochissime persone che controllano la produzione del vino indiano e la distribuzione di questo e di brand di superalcolici in tutto il Paesi.
Inoltre su 30 stati indiani, solo 7 (certamente i più interessanti come il Maharashtra dove c'é Mumbai, lo stato di Delhi, Goa, Karnataka dove c'é Bangalore, Uttar Pradesh, Haryana e West Bengala dove c'é Calcutta) fino ad oggi hanno permesso la vendita di alcolici e vini straneri attraverso i canali di distribuzione locale. I Duty Free dei 6 maggiori aeroporti internazionali indiani restano canali preferiti per la vendita.
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