Mezza bottiglia o grandi formati? Naturalmente la scelta dipende dal numero dei commensali e dall’occasione, ma come evolve un grande vino in vetro di diverso formato? Come è logico la percentuale di ossigeno in ogni formato è inversamente proporzionale alla dimensione della bottiglia stessa, dato che la quantità di ossigeno che vi penetra durante l’imbottigliamento è sostanzialmente quella del volume del tappo, pressoché uguale per tutti.
Ma come si traduce questo sul palato? Quale è il rapporto tra l’ossigeno disciolto nel vino e la sua evoluzione? E ancora: esiste il formato migliore? Per rispondere a questa serie di domande www.winenews.it, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, ha effettuato una degustazione-test prendendo come campione tre grandi vini provenienti da tre famose denominazioni e tutti appartenenti allo stesso grande millesimo: il 1997.
Una verifica tutta organolettica dove non si è stabilito, evidentemente, se il Brunello fosse migliore del Barolo e del Taurasi o viceversa, ma, piuttosto, quale bottiglia fosse la più adatta a far evolvere positivamente uno stesso vino. Il risultato ha lasciato pochi dubbi: il formato ideale per la conservazione del vino si è rilevato il magnum (1,5 litri), dove Barolo, Brunello e Taurasi 1997 hanno dimostrato di conservare, allo stato attuale della loro evoluzione, le caratteristiche organolettiche più intriganti e, soprattutto, dove il passare del tempo ha inciso in misura minore sui vini, consegnandoceli ancora vivi e vivaci.
Se questo risultato può non essere una sorpresa assoluta per gli esperti più smaliziati, molto più clamoroso è il risultato ottenuto dalle bottiglie da 0,375 litri cioè la “mezza bordolese” (un formato spesso considerato “inadeguato” a contenere i grandi vini e del tutto incapace di reggere anche solo un paio di anni di invecchiamento). Le piccole bottiglie protagoniste del nostro test hanno saputo conservare adeguatamente Brunello, Barolo e Taurasi, che sono apparsi ancora in buonissima forma nonostante qualche segno di evoluzione, a tal punto da non far rimpiangere la classica “bordolese” (0,750 litri), che probabilmente rappresenta, invece, la sorpresa in negativo. Certo, nella bordolese i vini sono risultati un po’ più freschi e dai colori più vivaci, ma nel complesso la differenza è risultata veramente minima.
Un discorso a parte merita la doppia magnum (3 litri), il classico formato scelto dai grandi Château di Bordeaux, per sfidare il tempo che passa. In effetti, Barolo, Brunello e Taurasi in doppia magnum sono risultati vini giovanissimi, anzi, ancora da farsi quasi completamente, e per questo motivo, attualmente, meno godibili dei loro “fratelli” conservati nelle magnum, presentando ancora qualche squilibrio e qualche spigolosità di troppo, che ne consiglia, addirittura, una ulteriore permanenza in vetro.
Franco Pallini
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