Cambia una legge e il vino sparisce: succede in Russia, proprio in questi giorni, a causa di uno di quei pasticci burocratici che i cittadini di Putin combinano ogni tanto.
Qualche mese fa la Russia ha bloccato le importazioni di vini moldavi o georgiani di bassa qualità e contraffatti, che coprivano oltre la metà del mercato interno. I paesi esportatori, tra cui l’Italia, si erano lustrati gli occhi a trovarsi una fetta di mercato improvvisamente disponibile, una nuova terra da conquistare. Non fosse stato per il cambio delle marche d’accise. Qualcosa che assomiglia alla nostra etichetta dei Monopoli di Stato.
Niente di eccezionale, si tratta di semplici nuove marche che devono, dovranno, sostituire quelle vecchie sulle bottiglie che arrivano dall’estero, come misura di prevenzione contro falsari e contrabbandieri. Iniziativa sicuramente lodevole, ma il fatto è che nonostante la legge sia entrata in vigore in vigore dal 1 luglio, le marche pronte per la sostituzione sono troppo poche, e così poco solo poco più della metà degli importatori ha potuto mettersi in regola. Il risultato è che, ad oggi, per chi in Russia voglia brindare con vini e spumanti stranieri e di qualità, c’è una vera e propria caccia al tesoro.
Il Governo di Mosca ha trovato, per il momento, un rimedio temporaneo: un decreto del Primo Ministro Mikhail Fradkov ha prorogato il limite della sostituzione delle marche al 31 dicembre 2006, anche se tutti devono comunque fornire un inventario delle bottiglie vecchie e nuove nei magazzini alla data del 30 giugno.
Federico Pizzinelli
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