Coldiretti e Confagricoltura, le maggiori organizzazioni delle imprese agricole d’Italia, hanno posizioni diverse posizioni sui trucioli. “No a pinocchio” per Coldiretti e Legambiente, mentre Confagricoltura spiega che “per i trucioli, ci vuole massimo rigore in etichetta, a tutela dei consumatori e dei produttori tradizionali”.
Vediamo le due posizioni, partendo da Coldiretti, che afferma “no al vino di Pinocchio”. Con questo slogan, infatti, Città del Vino, Coldiretti e Legambiente scendono di nuovo in campo e con loro Ermete Realacci, deputato dell'Ulivo, che ha presentato una mozione, sottoscritta da parlamentari di maggioranza e opposizione, per chiedere al Governo un impegno contro la normativa dell’Unione Europea sull’uso dei trucioli e per tutelare il vino italiano di qualità. Nella mozione si chiede al Governo un impegno specifico per intervenire in tutte le sedi comunitarie affinché vengano privilegiate la qualità e le tipicità del vino italiano e tutelato il lavoro dei produttori vinicoli, scongiurando l’introduzione di sistemi produttivi che abbiano come obiettivo il livellamento dei gusti verso il basso; per definire, con una apposita normativa nazionale, regole e restrizioni nell'utilizzo della pratica in oggetto, in relazione alle varie categorie vinicole, assicurando il diritto dei consumatori a non essere ingannati attraverso l’adozione di chiare modalità di etichettatura; a precisare l’esclusione della pratica enologica dei trucioli di legno per i vini classificati doc, docg e igt. Il vino italiano “si è conquistato il primato del prodotto agroalimentare “made in Italy” più esportato grazie ad una immagine di qualità che il via libera indiscriminato al gioco al ribasso dei “trucchi” in cantina rischia di compromettere per sempre”.
La posizione di Confagricoltura è, invece, diversa: “è prioritario tutelare i produttori che utilizzano tecniche tradizionali di produzione. Chi usa i trucioli deve riportarlo in etichetta”. Ma spiega che “in un mercato aperto, dove operano Paesi fortemente competitivi, che non hanno alcuna intenzione di rinunciare all’uso dei trucioli, e in seguito alla risoluzione dell’Office International de la Vigne e du Vin (Oiv), che ne sancisce l’ammissibilità fra le pratiche enologiche applicabili anche in Europa”, Confagricoltura si rende conto “che non è possibile negare, a coloro che lo vogliono, la possibilità di utilizzare i trucioli”. “E’ una scelta strategica aziendale che spetta al singolo produttore, ma che non è premiante nel lungo periodo”. Confagricoltura pone l’attenzione anche sul controllo delle procedure di attuazione della pratica, in modo da evitarne l’uso indiscriminato, anche con materie prime scadenti. E soprattutto chiede estrema rigidità per l’etichettatura: “bisogna essere - afferma Confagricoltura -estremamente rigorosi sull’evidenziazione in etichetta dell’uso di questa pratica. E’ una questione di chiarezza verso i consumatori e di tutela di chi utilizza tecniche vicine alla nostra cultura ed alla nostra tradizione vitivinicola”.
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