“L’andamento stagionale del 2006 è stato altalenante - spiega il professor Leonardo Valenti dell’Univeristà di Milano e uno dei massimi esperti italiani di viticoltura - A luglio, sembrava di essere tornati alle condizioni climatiche del 2003, vigne sotto stress idrico, temperature torride di giorno e molto calde di notte. Poi la stagione si è rotta e ci siamo trovati di fronte a uno scenario del tutto diverso”. Il mese di agosto ha fatto registrare temperature più fresche, abbondanza di pioggia e anche qualche violenta grandinata, un po’ su tutto il territorio nazionale.
“Si è verificata quella che io chiamo la “sindrome dell’assetato” - continua Valenti - le viti hanno cominciato ad assorbire molta acqua, determinando una discontinuità nella loro maturazione, gli acini si sono ingrossati e si sono cominciati a rompere. Così, specie peri vitigni a bacca bianca del nord Italia, posti in zone meno vocate, come i fondo valle, possono verificarsi attacchi di botrytis, favoriti anche dal caldo umido di questo mese”.
Come era prevedibile poco o nulla è possibile dire sui vitigni a bacca rossa, quasi tutti tardivi, che compongono il grosso dei vini più importanti d’Italia.
“Saranno, come sempre, le caratteristiche metereologiche di settembre a decidere la sorte della vendemmia - spiega Valenti - ma una cosa sembra abbastanza chiara: sarà una vendemmia ritardata rispetto a quella del 2005”.
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