Complice le condizioni metereologiche particolarmente favorevoli di settembre (e soprattutto di ottobre, che, stando alle previsioni meteo per l’ultima metà del mese, promette ancora bel tempo), l’annata 2006 potrebbe davvero entrare nel ristrettissimo novero delle grandissime raccolte. Una sorta di “sintesi” perfetta avvenuta tra le temperature tropicali di metà-fine luglio (che avevano fatto temere esiti vendemmiali sullo stile del 2003) e il fresco, al limite del freddo, che, insieme alle piogge, hanno caratterizzato gran parte del mese di agosto (che aveva fatto riemergere lo spettro di un’annata difficile come la 2002). Giudizio netto e perentorio di Carlo Ferrini, l’enologo toscano più famoso d’Italia: “la vendemmia 2006 colpisce per la sua straordinaria qualità. E’ dal 1979 che faccio questo mestiere, ma non ricordo una raccolta così bella come quella di quest’anno. I primi vini mostrano colori stupendi, strutture magnifiche, bellissime acidità. Solo alcuni merlot si sono dimostrati un po’ più problematici, specialmente in fatto di gradazione alcolica. Non saprei proprio trovare un difetto a questa vendemmia 2006 - conclude Ferrini - anche dal punto di vista quantitativo: è decisamente superiore a millesimi quali il 1997 e il 2001, penalizzati proprio nella quantità da gelate tardive”. Un po’ più prudente Riccardo Cotarella, il flying-winemaker italiano per eccellenza: “mi è difficile dare un giudizio che valga per tutta Italia. Esistono differenze non solo nell’andamento climatico complessivo, ma anche, evidentemente, nella gestione dei vigneti e nelle varietà coltivate da parte delle varie aziende. Per i vitigni bianchi è stata senza dubbio una vendemmia eccezionale e questo giudizio vale anche per i vitigni rossi precoci, vendemmiati nei primi giorni di settembre. Poi sono arrivate piogge importanti - chiude Cotarella - e per i vitigni a bacca rossa tardivi le cose si sono complicate. Certo anche per queste uve il 2006 è una buona annata, ma non mi spellerei troppo le mani”. Entusiasmo invece nelle parole di Mattia Vezzola, enologo di Bellavista, una delle più importanti griffe italiane delle bollicine: “sono molto soddisfatto, la vendemmia 2006 è di eccellenza, impressionante sanità delle uve, sole, aria, luce, e, di conseguenza, profumi, sapori e armonia nei vini. Era partita con grandi preoccupazioni - conclude Vezzosa - ma si è risolta alla grande, producendo vini di classe, equilibrati e di grande naturalezza”. Rimanendo ancora nel nord Italia, punta la sua attenzione anche su come non è stata comunicata la vendemmia 2006 Angelo Gaja, il produttore italiano forse più noto al mondo: “è stata ancora una vendemmia in sordina come era già avvenuto per quella del 2005. E sì che la qualità delle uve prodotte nel 2006 va dal molto buono all’ottimo e lascia molto ben sperare sulla qualità dei vini, non solo in Piemonte, ma un po’ ovunque in Italia. E’ possibile che lo scarso interesse finora dimostrato alla vendemmia da parte dei giornalisti del vino - continua Gaja - sia dovuto alla tristezza del mercato interno ed ai bassi prezzi ai quali in generale verranno pagate le uve ai viticoltori; oppure semplicemente alla ormai conclamata esistenza di una sovracomunicazione tale nel mondo del vino da far passare in secondo ordine anche la vendemmia, l’evento produttivo più importante dell’anno”. Spostandosi al centro c’è soddisfazione anche nelle parole di Enrico Viglierchio, direttore generale del Castello Banfi, la realtà produttiva più grande di Montalcino: “terminiamo la nostra raccolta in questa settimana e possiamo dire che è stata una ottima vendemmia con uve di bella concentrazione e buona verve acida, importantissima nel processo di invecchiamento. Molto bene i vitigni bianchi e i rossi precoci, qualche problemino, invece, per i tardivi rossi soprattutto, nel nostro caso, per il cabernet, mentre il sangiovese è molto buono. Quantitativamente - conclude Viglierchio - siamo in linea con la scorsa vendemmia”. Ottimismo anche nelle parole di Renzo Cotarella, direttore generale di Antinori, una delle griffe storiche del vino italiano che spiega “la vendemmia è andata molto bene, metterei una firma se per i prossimi dieci anni si presentassero raccolte come quella del 2006. I risultati, a seconda delle zone, vanno dall’ottimo all’eccezionale, con un leggero calo quantitativo ulteriormente a vantaggio della qualità”. Davvero una vendemmia memorabile rispetto a quelle degli ultimi 6-7 anni”. “Abbiamo ancora qualcosa fuori dalla cantina - spiega Lamberto Frescobaldi, direttore della produzione dell’azienda di famiglia, una delle griffe più note di Toscana - ma l’andamento stagionale del 2006 è stato davvero ottimale. I merlot sono bellissimi e il sangiovese sta venendo fuori alla grande. Una vendemmia estremamente buona sulla falsa riga del 2004 e del 2001”. Anche in Umbria c’è aria di ottimismo come si evince dalle parole di Marco Caprai, alla guida dell’azienda che ha portato il sagrantino alla ribalta internazionale: “in linea di massima la vendemmia 2006 si presenta come una vendemmia più che buona, abbiamo raccolto circa il 90% della nostra produzione e siamo soddisfatti. Non è il caso di ricorrere a facili trionfalismi - conclude Caprai - perché bisogna stare sempre attenti, finché i vini non sono veramente pronti”. Meno cauto il commento di Gianni Masciarelli, il titolare dell’omonima azienda abruzzese che ha saputo imporsi nei maggiori mercati internazionali: “il 2006 sarà semplicemente un’annata straordinaria, di quelle veramente molto buone. Dobbiamo concludere ancora la nostra raccolta, che si protrarrà fino ad inizio novembre, ma le uve sono sanissime e i risultati fin qui ottenuti sono eccezionali, grandi colori e bellissime maturità”. Cauto il giudizio di Piero Mastroberardino, presidente dell’azienda di famiglia, uno dei marchi che hanno decretato l’affermazione dei vini irpini “non abbiamo ancora cominciato la raccolta dei rossi ma al momento la situazione è molto buona. Benissimo i bianchi. La sensazione è molto positiva, i dati sono incoraggianti e fanno pensare ad una vendemmia migliore di quelle del recente passato”. Sensazioni positive anche dalla Sicilia dove Giacomo Rallo, alla guida insieme alla sorella Josè dell’azienda Donnafugata, una delle realtà più importanti del dinamico panorama isolano ci spiega: “abbiamo avuto delle difficoltà con il caldo di fine luglio e di mezzo agosto, ma la chiusura di settembre è stata molto buona, felice sia per i vitigni bianchi che rossi. Il risultato finale della vendemmia è pertanto ottimo - conclude Rallo - ed ora dobbiamo attendere il risultato enologico che non sarà definito fino a novembre quando avremo i primi vini finiti”. Piena soddisfazione anche da parte di Alessio Planeta, che insieme a Francesca e Santi guida l’azienda Planeta, forse il marchio più noto della Sicilia enoica: “siamo molto soddisfatti, vendemmia completata senza nessun problema, qualità genericamente molto buona, in special modo per syrah e nero d’avola. Per quanto riguarda i vitigni a bacca bianca bellissimo equilibrio. Quantitativamente abbiamo riscontrato un decremento nelle uve rosse, circa un -10% rispetto al 2005, in linea con lo scorso anno, invece, il quantitativo delle uve bianche”.
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