Dopo la “sbornia” dei cibi “status symbol” e dei piatti dagli ingredienti rigorosamente esotici (spesso, dai nomi impronunciabili), immancabilmente elaborati con i metodi più innovativi possibili (e qui l’elenco delle “stravaganze” gastronomiche potrebbe essere davvero lungo: dalla cucina molecolare alle cotture degli arrosti con la fiamma ossidrica, etc., della serie altrimenti non sono buoni), la tavola del Natale 2006 torna ad affidarsi ai piatti della tradizione, fatti con ingredienti (anche di estrazione “proletaria”) rigorosamente stagionali e del territorio e cucinati, possibilmente, secondo le ricette della nonna. Potrebbe essere questo il succo del messaggio che gli chef Gianfranco Vissani e Moreno Cedroni hanno lanciato, unanimemente, a www.winenews.it ed a www.winenews.tv.
Per lo chef umbro di Baschi non ci sono dubbi: “torniamo ai nostri cappelletti in brodo, ai nostri tortellini, ai nostri capponi, ai nostri crostini di fegato, al nostro baccalà. Basta con i menu esotici o soltanto a base di aragoste e scampi, perché costano un sacco di soldi. Ma volete mettere con un bel baccalà fritto, dorato e poi passato nella sua salsa, che sapore!”.
Non molto diverse le indicazioni fornite da Moreno Cedroni: “a Natale per cominciare un brodo di pesce, tortellini e un bollito di carne. Sono le cose che mangio da mia madre e da mia suocera e sono quelle che più evocano le feste natalizie. Per dolce, naturalmente il panettone, magari farcito con il mascarpone”.
Una tendenza, dunque, che potrebbe essere letta anche come un tentativo di portare in tavola cibi non ostentati, senza tuttavia rinunciare alla classica curiosità del gourmet e al piacere organolettico che sanno donare quelle piccole-grandi chicche nascoste negli immensi giacimenti gastronomici italiani.
Come dire: perché non sostituire al caviale iraniano le uova di coregone (pesce d’acqua dolce molto diffuso per esempio nel Lago Trasimeno) oppure il pesce azzurro alla spigola, oppure ancora il “quinto” quarto, o il quarto anteriore, al filetto e alla bistecca?
E il vino? Anche in questo caso, nessuna concessione ad inutili eccessi e, soprattutto, sulla tavola del Natale 2006 solo la grande tradizione enologica italiana. E se per Vissani, “il vino natalizio per eccellenza è senza dubbio il Brunello di Montalcino”, per il patron marchigiano della "Madonnina del Pescatore", “d’obbligo il richiamo ai vini di territorio, uno dei tanti e buoni Rosso Piceno, può riservare sorprese inattese”.
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