Non nasconde la sua profonda convinzione Mauro Manaresi, intervistato da www.winenews.tv , a proposito delle potenzialità “diplomatiche” del vino. Lo fa partendo dal suo dotto saggio “Religioni, globalizzazione, culture del vino” (edito per i tipi della Clueb di Bologna, nel Febbraio 2006, pagine 166, Euro 14,00), un libro di stringente attualità, che spiega come la globalizzazione del mercato del vino influisca sull’atteggiamento nei confronti di questa bevanda, senza prescindere da quelle che sono le convinzioni e prescrizioni religiose al riguardo. Il vino da sempre, infatti, ha svolto pioneristicamente una funzione globalizzante e fondamentale all'interno delle diverse culture e civiltà. E, data la sua diffusione, la sua storia e il ruolo assunto nelle varie culture, il vino può essere utilizzato quale elemento utile ed efficace per analizzare la relazione fra culture locali e globalizzazione. In primis fra le tre grandi tradizioni monoteiste del Cristianesimo, dell’Ebraismo e dell’Islam.
Il Corano non giudica sempre il vino negativamente, anche se il suo divieto viene presto percepito come un dato tipico della nuova fede, cioè come un elemento di diversificazione rispetto alla religione Cristiana ed Ebraica. Nella Bibbia il vino ha un posto di primo piano ed il suo uso è attestato in tutte le feste. Ma se da un lato la religione Ebraica elogia il vino come mezzo di rallegramento per gli uomini, dall’altro lato ne denuncia l’ambiguità legata all’ebbrezza che può provocare. Anche nel Cristianesimo, che valorizza il frutto della vite fino a farne figura stessa del sangue di Cristo, non mancano le messe in guardia sull’uso smodato del vino. Sia per i Mussulmani, gli Ebrei ed i Cristiani, il vino è dunque un qualcosa che va “salutisticamente” usato “cum grano salis”. Le tre grandi religioni monoteiste, prese in esame in relazione all’elemento vino, finiscono per presentare molte più similitudini che differenze.
Nell’attuale momento storico in cui si getta legna sul fuoco del contrasto di civiltà, evocando crociate e guerre sante, portare un po’ d’acqua, anzi un po’ di vino, al mulino del dialogo pacifico fra le genti, non può che far bene, riscoprendo il vino come punto comune fra diversi popoli su cui tentare di confrontarsi.
Il ritratto - Chi è Mauro Manaresi
Laureatosi nel 2001 in Economia e Commercio alla Facoltà di Economia dell’Università di Bologna, e nel 2005 in Sociologia per il Terziario Avanzato alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna è un giovane esperto di marketing, collaboratore de Il Corriere Vinicolo, per cui ha realizzato diversi articoli. Ha già al suo attivo altri due libri: “Zucchero d’uva: impieghi e prospettive” (Clueb, Bologna 2005) e “Il Bursôn: l’uomo, la vite, il vino” (Il Ponte Vecchio, Cesena). Info su www.manaresi.com.
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