La cucina italiana, per non parlare dei prodotti agroalimentari trainati dal comparto vinicolo, va forte, riscuote successi sui mercati internazionali e in molti casi fa tendenza. Il problema, semmai, è quello di serrare le fila, mettere in rete le numerose eccellenze del settore e fare fronte comune, cercando di organizzare l’opera spesso pionieristica di molti imprenditori e soggetti privati. Che spesso, però, si muovono in ordine sparso. Temi caldi e urgenti che Emilio De Piazza, presidente di Buonitalia, la società governativa che fa capo al Ministero delle Attività Agricole impegnata nella promozione del wine & food italiano, ha affrontato a cuore aperto davanti alle telecamere di www.winenews.tv.
“Diciamo subito che i mercati di riferimento per l’agroalimentare italiano di qualità - attacca De Piazza - sono, oltre all’Europa naturalmente, gli Stati Uniti, con un volume d’affari importante di cui il vino è grande protagonista, e i Paesi asiatici emergenti come Cina e India. L’idea di Buonitalia per il futuro è quella di creare iniziative che assolvano a due compiti egualmente importanti: quello della rilevanza, ovvero della peso e della capacità di incidere delle strategie realizzate, e quello dell’efficienza. Finora, infatti, sono stati messi in campo troppi progetti frammentati, ora dobbiamo cercare di aggregare le risorse intorno ad obiettivi comuni”.
Come vede l’accordo Vinitaly-Cibus che lega due importanti organizzazioni del vino e del cibo italiano?
“Sono già dei soggetti leader in Italia, possono diventare un punto di forza per sfondare sui mercati esteri. L’idea è quella di cercare di “dominare” le iniziative internazionali di rilievo e il lavoro di squadra è una chiave di volta importante”.
Capitolo formazione, quale può essere il ruolo di Buonitalia?
“Dobbiamo cercare di costruire percorsi che ci aiutino a riprendere la leadership dei mercati. Ad esempio, le carte dei vini dei grandi ristoranti sono state storicamente dettate dai francesi, noi abbiamo solo giocato di rimessa. Occorre formare professionisti, come chef ed esperti di vino, che ci aiutino a migliorare la presenza e la capacità di attrazione nei luoghi strategici del wine and food mondiale”.
Antonio Boco
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