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STRAGE DI API NELLA PIANURA PADANA. MOLTI GLI ACCUSATI: PESTICIDI, RISCALDAMENTO GLOBALE E ONDE ELETTROMAGNETICHE. FRANCESCO PANELLA PRESIDENTE DEGLI APICOLTORI ITALIANI FA IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

La scomparsa delle api da miele preoccupa da alcuni anni i produttori ed i biologi. Questi ultimi hanno pensato a diverse possibili spiegazioni, nessuna però soddisfacente: si accusano i pesticidi, il riscaldamento globale, le onde elettromagnetiche dei cellulari. Nel primo caso, il declino di questi insetti sembra accompagnarsi a quello delle piante selvatiche impollinate; il secondo accusato, il riscaldamento globale, appare più come un colpevole universale in grado di catalizzare tutti i problemi a cui non si riesce di dare una risposta. Infine, le onde elettromagnetiche dei cellulari: secondo alcuni ricercatori dell’Università Landau, in Germania l’ipotesi che i cellulari disturbano le api ha qualche fondamento, ma siamo ancora lontani da una conclusione dello studio. Attualmente, a supporto di questa ipotesi, un piccolo esperimento: vicino a fonti di elettromagnetismo (i tralicci dell’alta tensione) il comportamento delle api cambia, e si rifiutano di avvicinarsi alle arnie se c’è un cellulare accanto. In questo “mare magnum” di teorie, la più ragionevole è quella sostenuta da Francesco Panella, presidente dell’Unione degli Apicoltori Italiani, che, da tempo, segnala le migliaia di alveari colpiti da una “sindrome chimica”: secondo Panella, “la moria delle api che non rientrano più dai loro voli di raccolto è conseguente all’adozione da un lato di concianti dei semi di mais così come all’irrorazione di insetticidi su frumento e fruttiferi”.

Dai dati raccolti dall’Unione degli Apicoltori Italiani, l’epoca delle semine ha coinciso in gran parte delle zone di pianura del nord Italia con gravi e diversi fenomeni di moria d’api. Dal Friuli al Veneto fino al Piemonte concentrandosi in particolare in Lombardia è un accavallarsi di telefonate e di denunce da parte degli apicoltori. Alveari al massimo del loro sviluppo primaverile con anche più di 50.000 api improvvisamente ridotti ad un ammasso di favi pieni di api nascenti ma senza più alcuna bottinatrice che possa attendere alla loro cura ed al raccolto di miele e polline. Nelle operazioni di semina del mais si è verificata una notevole, e addirittura visibile a occhio nudo, dispersione di sostanze chimiche con una “nuvola colorata” che per deriva deposita su fioriture contigue (ad es. tarassaco) e che permane a copertura della vegetazione. Sono colpite bottinatrici: in alcuni casi con mortalità acuta e rinvenimento di molte api morte davanti all’alveare, in altri casi con spopolamenti (scomparsa delle bottinatrici dall’alveare) con le api che muoiono lontane dall’alveare; la mortalità può essere circoscritta nel tempo oppure protrarsi per più giorni. In molti casi è stata riscontrata una maggiore mortalità in corrispondenza dei primi voli mattutini, forse in relazione alla raccolta di acqua di rugiada contaminata.

“L’Unione degli apicoltori italiani - dichiara Panella - chiede agli assessorati alla Sanità e all’Agricoltura delle regioni, così come ai Ministeri della Salute e a quello dell’Agricoltura, di attivarsi immediatamente per monitorare il fenomeno, per individuare tempestivamente le cause e per porvi rimedio, senza ulteriori indugi!”.

Daniela Vidotto

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