“L’informazione italiana è bulimica, fatta di tanta quantità che a volte va a scapito della qualità …”: così il presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Lorenzo del Boca, a Winenews.tv, apre la riflessione sulla gestione delle notizie sui fatti, più o meno recenti, che hanno coinvolto il “made in Italy” agroalimentare (mozzarella e vino in particolare), settore trainante per l’export e per l’immagine del Belpaese.
“Se prendiamo - spiega Del Boca - l’influenza aviaria, ad esempio, l’informazione italiana, forse anche per l’interesse delle case farmaceutiche, è andata a cercare il caso del “gallo cedrone” in Ungheria o del piccione morto a Palermo, portando di fatto alla distruzione di un settore, e poi dell’influenza non si è detto più niente. In certa misura - continua del Boca - è quello che è accaduto anche per il vino. C’era un problema di contraffazione che andava denunciato, ma facendo distinzione tra ciò che non andava bene, esaltando quello che invece c’era di buono, e questo probabilmente non è stato fatto”.
Le notizie sono uscite mentre c’erano inchieste in corso, che poi hanno rivelato che le cose erano meno gravi di quando non abbia raccontato la maggior parte dei media. Forse si è “sbattuto il mostro in prima pagina” senza reale motivo?
“Il “mostro” c’era e andava messo in prima pagina - risponde secco Del Boca - ma non bisognava dare l’impressione che “tutto” fosse mostro …”.
Inizialmente, riguardo al vino, la stampa ha parlato di sofisticazioni con sostanze nocive, poi la stessa procura di Taranto che ha condotto le indagini ha precisato che si trattava di “acqua e zucchero”. Non dovrebbe esserci un diverso rapporto anche tra giustizia e informazione, nell’ottica di una maggiore precisione della notizia?
“Questa è una cosa più complicata, il giornalista dà la notizia che è lo specchio della realtà di quel momento. Il problema - specifica il presidente - è che la rettifica del fatto non ha la stessa evidenza e lo stesso impatto della notizia di primo livello, per cui la gente non arriva a correggere il proprio parere iniziale, e su questo dobbiamo riflettere. Chi fa informazione deve essere più attento e rendersi conto di queste dinamiche”.
Un altro problema è che spesso la stampa generalizza: partendo da un evento specifico che riguarda una piccola parte di un comparto, si rischia di allargare il danno anche su chi non è coinvolto dalla vicenda.
“Non dovremmo fare del male a gente che non merita di essere danneggiata. Il “mostro” va messo in prima pagina, ma quando capiteranno altre cose simili bisognerà adottare strumenti di distinzione in modo che chi si informa abbia la chiara percezione dei fatti, con la consapevolezza che tutto il resto rimane buono, se non ottimo o addirittura di eccellenza”.
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