- Usa, rallentata la crescita del consumo di vino
Il consumo americano di vino pur continuando a crescere anche nel 2008 (+1,5%), rallenta e a causa degli effetti della recessione dell’economia nell’ultimo periodo, segna l’incremento più basso dal 2001. Le vendite di vino al dettaglio, comunque, supereranno la soglia dei 25 miliardi di dollari ma per la prima volta quest’anno conquisteranno il record assoluto in termini di volume con 306 milioni di casse. I dati dell’economia vinicola degli Stati Uniti sono stati appena pubblicati nell’edizione 2008 di US Wine Market Impact Databank Review & Forecast 2008 Edition.
I contributi degli analisti ricordano che l’attuale crisi economica e finanziaria degli Usa, rallenterà considerevolmente la crescita del settore nel breve periodo. Il consumo di vino negli Stati Uniti ha superato quello italiano nel 2008 e potrebbe strappare il primo posto ai francesi. Cosa che succederà, prevedono gli esperti entro il 2015, malgrado il peso della crisi economica sugli acquisti dei privati. Inoltre per la prima volta dal 1999 i vini locali si vendono meglio che quelli importati e i ricercatori prevedono che la situazione attuale resterà tale anche il prossimo anno e fino al 2015.
- Usa, cosa si beve al ristorante
La rivista americana “Restaurant Wine” come ogni anno ha commissionato una ricerca sui 100 vini e i 100 brand più venduti nei ristoranti americani, dai più prestigiosi a quelli più a buon mercato. Ecco la classifica dei prima 10 in entrambi le categorie. Per i vini ben 6 sono “made in Usa”, 2 italiani e due australiani; sui primi 10 brand, 8 sono americani, 1 italiano e 1 australiano (il solito Yellow Tail).
I 10 vini più venduti nei ristoranti americani nel 2007 sono:
1. Kendall-Jackson Vintner’s Reserve Chardonnay Usa
2. Beringer Vineyards White Zinfandel Usa
3. Cavit Pinot Grigio Italia
4. Sutter Home White Zinfandel Usa
5. Inglenook Chablis Usa
6. Ecco Domani Pinot Grigio Italia
7. Yellow Tail Chardonnay Australia
8. Copperidge Chardonnay Usa
9. Yellow Tail Shiraz Australia
10. Franzia Winetaps Vintner Select White Zinfandel Usa
I 10 brand più venduti nei ristoranti americani nel 2007 sono:
1. Beringer Vineyards, Foster’s Wine Estates Americas
2. Kendall-Jackson, Usa, Kendall-Jackson Wine Estates
3. Franzia Winetaps, Usa, The Wine Group
4. Yellow Tail, Australia, W.J. Deutsch & Sons, Ltd.
5. Sutter Home, Usa, Trinchero Family Estates
6. Inglenook, Usa, The Wine Group
7. Copperidge, Usa, E. & J. Gallo Winery
8. Cavit, Italia, Palm Bay Imports
9. Woodbridge, Usa, VineOne (Constellation)
10. Foxhorn Vineyards, Usa, The Wine Group
- Cina, il gruppo Castel raddoppia le vendite
Il gruppo Castel, il maggiore produttore di vino francese, ha raddoppiato le vendite in Cina. Presente nel paese dal 1998, Castel ha dichiarato che le vendite hanno raggiunto i 5,5 milioni di bottiglie nel 2008 il doppio del 2007.
“I dati mostrano una velocissima crescita negli ultimi due anni, risultato di 10 anni di duro lavoro” ha detto Franck Crouzet, direttore della comunicazione del gruppo a Decanter.com. Le vendite sono cresciute in generale ma i marchi Baron de Lestac (Bordeaux) e Roche Mazet (Languedoc) sono andati particolarmente bene. I vini varietali della Languedoc hanno conquistato un mercato più vasto.
“Siamo soddisfatti e contiamo di consolidare il nostro successo anche se la crisi economica arriverà in Cina l’anno prossimo” ha dichiarato Crouzet. “La tendenza a consumare vino invece che superalcolici è destinata a continuare”. Castel, di proprietà della catena Nicholas e recentemente di Oddbins” ha una tenuta vinicola in Cina che si chiama Chateau Changyu Castel ed un centro di imbottigliamento insieme a Changyu, la maggiore azienda vinicola cinese.
- Australia, Foster’s rinuncia al vino in scatola
Il vino in cartone, e poi in brick, è comparso in Australia alla fine degli anni Sessanta. Ha conosciuto un enorme successo negli anni Settanta, un picco negli anni Ottanta, quando si vendevano più dei vini in bottiglia malgrado i prezzi bassi. Poi la crescita si è fermata e la fortuna di questi vini ha cominciato a scemare fino a che nel 2005, la vendita dei vini in bottiglia ha superato quella dei vini in brick. Una ricerca del City Investment Group attribuisce l’accaduto al cambiamento delle attese del consumatore rispetto al vino sfuso. Infatti l’immagine di vino mediocre ed economico gli è rimasta appiccicata senza che gli operatori facessero nulla per cambiarla e per aumentare il margine dei ricavi. Ora per i produttori australiani che si debbono confrontare sia con il confezionamento in vetro più leggero e con la chiusura con il tappo a vite, è necessaria una riflessione. Inoltre potrebbe essere in arrivo una nuova tassa legata ai volumi che quindi penalizzerebbe i vini in brick. In questo quadro, è emblematico il caso Foster’s , il quale, secondo la ricerca, sarebbe uno dei primi ad abbandonare il vino sfuso. In Australia, secondo quanto ha dichiarato Troy Hey, portavoce di Foster’s “i vini sfusi sono visti come prodotti di bassa gamma e non danno più profitti. Invece ora la tendenza è verso il vino imbottigliato, per acquistarne meno ma di migliore qualità”.
- Francia, il vino è considerato come un rischio per la salute
Il 51% dei francesi considerano il vino il secondo alimento rischioso per la salute dopo gli insaccati (71%). Emerge da una ricerca realizzata dal Credoc su commissione della Confederation des Vigneron Indépendant. Lo studio segnala che il vino ha perso il proprio fascino di “prodotto a forte valenza culturale” ed è diventato “una bevanda alcolica come le altre”.
Nel 2003 solo il 23% dei francesi considerava il vino come un alimento rischioso per la salute. Le campagna di dissuasione della Sanità pubblica contro il consumo di alcol, la Legge Evin e la comparsa sulle etichette di loghi che invitano le donne incinta a non bere, hanno cambiato la percezione dei francesi rispetto al vino. Il vino è considerato più nocivo per la salute che il burro ed altri prodotti confezionati.
Altro dato che si ricava dalla ricerca è il vino si è imborghesito. Infatti nel 2007 il 61% dei professionisti lo hanno consumato regolarmente durante la settimana mentre gli impiegati sono solo il 40%.
Buone feste e buon anno a tutti i lettori della rubrica. Arrivederci al 2009!
Andrea Gabbrielli
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