“Dobbiamo mantenere la qualità perché è la chiave per vincere, ma concepirla oltre la nicchia, perché stiamo su un mercato mondiale, dove si vince se noi creiamo una massa critica, senza incidere sulla qualità del prodotto. Non si può standardizzare, sennò perdiamo qualità, ma dobbiamo funzionare come un grande sistema industriale”. Massimo D’Alema, ieri a Siena alla tavola rotonda “Agroalimentare: una risorsa per lo sviluppo dell’economia italiana. Scenari economici internazionali - Expo 2015”, traccia così la rotta per l’agroalimentare italiano.
“È un’operazione complicata, ma è la chiave del successo, qualità oltre la nicchia, che è fondamentale perché fa simbolo, ma non tiene in vita il sistema economico, dobbiamo pensare al mercato globale, senza illusioni regressive”. Un riferimento alla tanto sbandierata “vendita diretta in azienda”. “Questa è l’economia curtense, noi abbiamo il mercato-mondo, i cinesi non verranno a comprare in azienda, glielo dobbiamo portare, non raccontiamoci delle cose fanciullesche. Se dovessimo auto consumare tutto il vino che produciamo avremo 50 milioni di italiani ubriachi!”.
D’Alema parla anche di innovazione di prodotto, prendendo ad esempio il vino: “La qualità crescerà dappertutto, basta pensare a come sta crescendo l’America Latina con il vino. Quest’anno abbiamo esportato più vino della Francia, primato che abbiamo festeggiato poco, raggiunto anche grazie alla nostra tradizione, ma io non sono così contrario alla moderata innovazione di prodotto, perché è stata proprio la Toscana che cominciando a mettere qualche vitigno internazionale nel nostro Sangiovese ha inventato un ciclo di vini, dal Sassicaia in giù, che hanno sbancato sul mercato mondiale e hanno cambiato anche l’immagine tradizionale”.
Pochi temi, secondo D’Alema, hanno una forza sia economica che evocativa così importante per l’“Italian way of life” come l’enogastronomia e la ristorazione di qualità, che però il Paese ha poco tutelato e in qualche modo “ceduto” all’estero, come nel caso della pizza, di cui oggi il maggior marchio mondiale è oggi la multinazionale canadese Pizza Hut.
E l’Expo 2015 di Milano sarà anche “una grande occasione per riappropriarci di quello che è nostro. Dobbiamo concepire l’Italia intera come esposizione, organizzando percorsi per quelli che verranno, ci saranno tutti gli operatori da ogni parte del mondo che non possiamo lasciarsi sfuggire, c’è spazio per costruire un progetto Italia, itinerari specifici, dell’olio, del vino. C’è da sbizzarrirci, ma dobbiamo iniziare a pensarci per tempo”.
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