- Repubblica della Georgia, il vino di Stalin è nostro
La Repubblica della Georgia sta cercando di rientrare in possesso del Khvanchkara, il nome del vino rosso amabile preferito dall’ex dittatore sovietico Josif Vissarionovič Džugašvili (1878 - 1953) detto Stalin. Infatti, negli Stati Uniti è un marchio registrato fin dal 2004 dalla società Dozortsev & Sons che, tra l’altro, commercializza vini georgiani. La ex repubblica sovietica ora sarebbe entrata in trattativa con la ditta considerando il marchio “un monopolio che lede gli interessi dei nostri produttori vinicoli” ha dichiarato il capo dell’ufficio brevetti della Georgia, Irakli Gvaladze.
A Stalin, originario di Gori in Georgia, piaceva questo vino che pare avesse offerto anche a Franklin D. Roosevelt e al premier britannico Winston Churchill nello storico incontro di Yalta nel 1945, almeno secondo la versione offerta nel sito dell’azienda americana. La Georgia, come tutti i paesi dell’area geografica in prossimità del Mar Nero e dell’Armenia, sostiene di essere il luogo di origine del vino vantando reperti archeologici che risalgono ad almeno 8.000 anni fa.
Attualmente il paese sta tentando di risollevarsi, dopo aver perso nel 2006 il mercato russo, suo principale paese d’esportazione con cui, successivamente, entrò in guerra. Nel 2010 i primi segnali di ripresa con l’incremento dell’export verso l’Ucraina, Kazakistan e la Bielorussia dove la fama dei vini georgiani è ancora molto forte.
- Usa, export di vino + 25% nel 2009
Nel 2009 le esportazioni americane di vino (per il 90%, originario della California) risultano in forte incremento dopo che, nel 2008, si era registrato un calo del 9,5%. L’aumento complessivo è del 25,6% per un valore a 1,14 miliardi dollari. Dal punto di vista del volume, la crescita è più modesta (+1,9% con 4,25 Mhl) e ciò vuol dire una migliore quotazione dei vini americani sui mercati di esportazione.
Le vendite verso i paesi dell’Unione Europea rappresentano il 38% delle esportazioni e in valore sono aumentate del 14%, arrivando a quota 435 milioni dollari, e con +55% in volume (2,5 milioni di ettolitri) in crescita del 11% sull’anno precedente. I motori della crescita del vino statunitense, soprattutto in termini di valore, sono anche Hong Kong con 116 milioni di dollari, 76 milioni il Giappone e la Cina 45 milioni dollari. “Questi nuovi dati positivi indicano che il nostro obiettivo di raggiungere i 2 miliardi di dollari in proventi dalle esportazioni di vino entro il 2020 è realizzabile”, ha dichiarato Robert P. Koch, presidente del Wine Institute.
Oltre ai tassi di cambio favorevoli (in particolare nei confronti del Canada), i funzionari del Wine Institute indicano un altro motivo di questo successo: la promozione dello stile di vita della California, che sarebbe stato un argomento decisivo di vendita nei confronti della concorrenza: "I consumatori di tutto il mondo sono attratti dalla cucina, dalle bellezze naturali e dallo stile di vita rilassato e queste caratteristiche coerenti con il vino della California, "ha detto Linsey Gallagher, direttore marketing internazionale del Wine Institute." Abbiamo recentemente lanciato nel mondo la nostra campagna promozionale “Scopri i vini della California”, che mettono proprio l’accento su questi aspetti “. Dal 1985 il Wine Institute gestisce i programmi di marketing e promozione dell’export del vino americano.
- Australia, no alla miniera di carbone a Margaret River
La Western Australia Environmental Protection Agency (Epa) ha respinto il progetto di aprire una miniera di carbone vicino a Margaret River, una delle migliori regioni vinicole dell’Australia. La proposta della società Vasse Coal di iniziare l’estrazione a circa 15 km dalla zona di Margaret River potrebbe arrecare “rischi significativi” alle falde acquifere nelle vicinanze, ha dichiarato il presidente dell’Epa, Paul Vogel.
La decisione si basa sulle informazioni presentate dalla Vasse Coal all’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente.
“Anche se alcuni rischi possono essere presentati come gestibili a causa della loro bassa probabilità di verificarsi, le conseguenze ambientali di determinati eventi possono essere può così gravi, diffusi o irreversibili che la proposta, considerata nel suo insieme, presenta rischi inaccettabili per i valori ambientali, ha dichiarato l’Epa.
La decisione è stata ben accolta dai gruppi ambientalisti e dal premier del Western Australia (WA), Colin Barnett, che ha detto di aver espresso le sue perplessità al governo federale. “E chiaro che una miniera sotterranea di carbone situata nella zona più vocata del WA avrebbe rappresentato un grande rischi ambientale sia per l’approvvigionamento idrico che per la qualità dell’acqua nelle falde acquifere. La Margaret River Wine Industry Association che, insieme alla No Coalition Margaret River, aveva promosso una campagna molto efficace contro il piano.
Ian Parmenter, portavoce della Coalition, ha dichiarato che “l’Epa è giunta all’unica logica e possibile conclusione: la proposta non è ambientalmente accettabile”. Mentre il mondo del vino applaude alla decisione, ci sono alcune voci dissidenti. Qualcuno sostiene che le acque reflue delle cantine, inquinate da pesticidi, sta contribuendo al declino dell’ hairy marron, un gambero gigante nativo del Margaret River.
- Francia, vino e ricchezza vanno d’accordo
Secondo la rivista “Forbes”, Bernard Arnault, proprietario di Château Cheval Blanc e Château d’Yquem, e con una fortuna di 41 miliardi di dollari, è il quarto uomo più ricco del mondo. Il capo di LVMH, il gruppo del lusso internazionale, possiede una partecipazione di controllo in Dior Couture, Tag Heuer, De Beers, Louis Vuitton e una miriade di nomi di marchi prestigiosi, infatti è l'uomo più ricco d'Europa. Tra i primi 10 personaggi della lista francese, 5 sono proprietari di di aziende vinicole a Bordeaux. Francois Pinault, proprietario di Château Latour, arriva alla 67ª posizione mondiale mentre in Francia è al terzo posto, con una fortuna di US $ 11.5bn. Il miliardario del settore aereonautico Serge Dassault, creatore di Laurent Dassault Systèmes, è il proprietario Château Dassault a Saint Emilion e con un patrimonio di US $ 9.3bn, è piazzato al 162° posto in classifica. Alain e Gerard Wertheimer di Chanel, sono i proprietari di Château Rauzan Segla a Margaux, e con 6 miliardi di dollari sono i sesti più ricchi di Francia e al 162° posto al livello mondiale. Infine, all’8° posto nella classifica francese (e 304° a livello mondiale) ci sono Martin e Olivier Bouygues, proprietari di Château Montrose, con US $ 3,6 miliardi.
“L’acquisto di una proprietà vinicola a Bordeaux o in una delle regioni vinicole più prestigiose al mondo, è - ha detto a Decanter.com Alexander Hall, direttore della società di consulenze Vineyard Intelligence - come possedere una squadra di calcio. A differenza delle trappole più evidenti della ricchezza, come gli yacht di lusso o gli aerei privati, un vigneto dice molto di più sul suo proprietario che le dimensioni del conto in banca. Il vino, come il calcio, è il denaro e la passione”.
- Cile, record delle esportazioni di vino nel 2010
Il vino cileno, nel 2010, ha raggiunto un livello record delle esportazioni, grazie alla crescita della vendita di vino in bottiglia. Il successo è confermato dall’innalzamento del prezzo medio del vino pari al +6,1%. L'aumento totale delle esportazioni è in crescita del 12% in valore e del 5,6% in volume. Quella dei vini in bottiglia, +9,6% in volume e 11,4% in valore.
I principali mercati di esportazione del Cile sono gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma i mercati asiatici si distinguono per il loro dinamismo, soprattutto Cina e Giappone. Nel 2010, il Cile era stato colpito da un forte terremoto che aveva danneggiato cantine e strutture in particolare delle regioni vinicole di Maule e Bio Bio, nella parte meridionale del Paese.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024