Poco conosciuti, prodotti in piccolissime quantità e difficili da reperire: sono i mieli rari della Toscana, vere e proprie “chicche” destinate ad appassionati e intenditori. Si potranno trovare eccezionalmente, insieme a decine di altre varietà in arrivo da tutte le regioni d’Italia, alla “Settimana del Miele” (Montalcino, 9-11settembre), uno degli appuntamenti di riferimento del settore. In Toscana si traccia, intanto, il bilancio dell’annata 2011, che secondo Duccio Pradella, presidente dell’Arpat (Associazione Regionale Produttori Apistici Toscani) può essere definito complessivamente buono. “Dopo un’ottima primavera - afferma Pradella - che ha consentito una raccolta record di miele di acacia, eccezionale sia dal punto di vista qualitativo sia quantitativo (con una media di 30-40 kg ad alveare), la stagione è proseguita a ritmi più rallentati. Scarso in generale il millefiori estivo, come anche il miele di castagno (anche se è andata meglio sull’Amiata e nelle montagne pistoiesi): per quest’ultimo non è ancora appurato se per colpa del clima o di un parassita (cinipide) che sta attaccando molti castagni della regione. Il miele di girasole ha avuto un andamento a macchia di leopardo, con risultati migliori in Val di Chiana e Maremma, mentre è ancora in corso la raccolta del miele di melata e dell’erba medica”.
Ma oltre alle varietà più note e utilizzate - acacia, millefiori, castagno e girasole - la Toscana offre agli appassionati mieli meno conosciuti. “Per esempio il miele di spiaggia - spiega Hubert Ciacci, presidente della “Settimana del Miele” di Montalcino - prodotto in Versilia da una sola azienda situata nel Parco di Migliarino-San Rossore, ottenuto da specie botaniche tipiche della macchia mediterranea, come camuciolo, cisto, tamerice, corbezzolo e pitosforo. In particolare il camuciolo produce oli essenziali con cui si sporcano le api al momento dell’impollinazione, conferendo così al miele il suo tipico aroma. La particolarità della zona di produzione, oltre alle specie della macchia che vi si trovano, è data sia dall’influenza del clima mite, sia dal completo isolamento di questa fascia costiera dovuto alla pineta che, per gli insetti, è un limite invalicabile”.
Il più costoso tra tutti è il miele di corbezzolo, che arriva dalla zona costiera (in particolare dalla Maremma) e dalle isole dell’arcipelago toscano. Dal prezzo di oltre 30 euro al kg, è di difficile produzione e si raccoglie in autunno: ha un colore ambrato, con tonalità grigio-verdi, odore pungente e sapore decisamente amaro e caratteristico. Non è un miele per tutti i gusti: è riservato agli intenditori, che lo degustano da solo o in abbinamento a particolari formaggi. Un’altra varietà poco conosciuta è il miele di marruca, prodotto solo in alcune buone annate: la marruca è un arbusto con migliaia di spine, che un tempo veniva utilizzato per formare recinzioni invalicabili all’uomo e alle bestie. Adesso è una pianta in via di estinzione, a causa delle colture intensive: il miele, di consistenza liquida e aspetto trasparente, con odore e sapore molto intensi ed un leggero retrogusto amarognolo, è super-quotato negli Emirati Arabi, ed in particolare in Kuwait, dove è denominato miele di Seder, rarissimo poiché è l’unico che si produce nel deserto. Per quanto riguarda il miele di melata di abete - poco dolce, dall’aroma di caramello e di resina - esperimenti condotti dall’Università di Pisa hanno dimostrato che possiede attività battericida nei confronti di diversi batteri, tra cui lo Stafilococco aureo, uno dei maggiori agenti patogeni dell’uomo, responsabile di numerose affezioni. Una scoperta che convalida scientificamente la tradizione popolare, molto diffusa, di utilizzare il miele in caso di affezioni del cavo orale, e che rende il miele di abete davvero prezioso.
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