Cinque volte in meno di quattro anni: tante volte lo stop all’uso dei neonicotinoidi, gli insettici utilizzati nella concia del mais che uccidono le api, è stato prorogato nell’Italia dei tempi “monstre” per burocrazia e pubblica amministrazione, dove, controcorrente, il futuro di un settore importante come l’apicoltura, e dell’agricoltura tutta, visto l’importante servizio di impollinazione fornito dalle api alle sue produzioni di punta, sembra giocarsi a suon di decisioni rapide e continue. L’ultima proroga al loro uso è fissata al 30 giugno 2012, ma gli apicoltori italiani guidati da Francesco Panella, presidente dell’Unaapi, non ci stanno, e ancora una volta faranno sentire la loro voce dal Congresso nazionale dell’apicoltura italiana, a Saluzzo (Cuneo), dove si riuniranno, da domani al 29 gennaio, e dove si confronteranno con i Ministeri delle Politiche Agricole e della Salute.
Nonostante la nuova proroga all’utilizzo dei neonicotinoidi, decisa di concerto dai Ministeri delle Politiche Agricole e della Salute, gli apicoltori italiani non hanno alcuna intenzione di abbassare la guardia, ed anzi rilanciano sui temi caldi di una vicenda che non sembra conoscere la parola fine, e che si trascina da anni a suon di studi, approfondimenti, continui rinvii, ricerca di soluzioni condivise, nonostante la palese pericolosità che queste sostanze hanno sugli alveari, come dimostrato anche dai risultati di “Apenet”, l’apposito piano di ricerca promosso e finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole. Ministero che, insieme a quello della Salute, saranno al “Congresso nazionale dell’apicoltura italiana” a Saluzzo per illustrare, alla platea degli apicoltori di tutta Italia, le loro attività ed iniziative per il settore.
Gli “stati generali” dell’apicoltura italiana saranno l’occasione per fare il punto su tutte le emergenze che riguardano il settore: oltre ai neonicotinoidi - sui cui effetti sulla salute delle api saranno presentati i risultati di nuove ricerche - si parlerà della varroa, il terribile acaro-killer che falcidia milioni di alveari, e, soprattutto, del rischio estinzione di due importanti varietà di miele: il castagno, per l’inesorabile diffusione del cinipide, parassita che provoca il disseccamento di gran parte delle chiome della pianta, e l’eucalipto, a causa di un parassita “d’importazione” (un insetto simile ad una piccola vespa) che provoca effetti disastrosi, prima con defogliazione e quindi con la morte delle piante, e per cui l’Unaapi scenderà in campo con proposte contro la perdita delle loro grandi superfici boschive in Italia, e della produzione di due mieli di eccellenza sempre più apprezzati dai consumatori.
Focus - I numeri del miele in Italia
Una produzione 2011 stimata sui 130.000 quintali, per un business quello del miele italiano, che vale 60 milioni di euro e vede scendere in campo 75.000 apicoltori con 1,1 milioni di alveari. E il cui valore reale supera i 2,5 miliardi di euro, se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all’agricoltura. Dal miele di acacia al millefiori, da quello di sulla all’eucalipto, l’Italia è Paese leader della qualità e della varietà, nonostante la quale il Belpaese importa il 50% del fabbisogno nazionale, esportando, secondo le stime, poco più di 3 milioni di chili.
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