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UN VINO PER RINASCERE: IN LIBANO, A POCHI CHILOMETRI DAL CONFINE CALDISSIMO CON LA SIRIA, IL PRESIDENTE BRASILIANO-LIBANESE DELLA RENAULT-NISSAN PUNTA SUL VINO: “QUI SI FA DAL TEMPO DEI FENICI ED IO CREDO NELLA FORZA DEL POPOLO LIBANESE”

Aprire un’azienda vinicola non è sempre facile: lo sa bene il presidente brasiliano-libanese della Renault-Nissan, Carlos Ghosn, che ha scelto il “suo” Libano, a pochi chilometri dal caldissimo confine siriano, dove ha studiato ed è cresciuto, per puntare su una delle sue passioni più grandi, il vino, investendo sulla casa vinicola “Ixir”, una produzione di 300.000 bottiglie l’anno, “perché credo nel futuro di questo Paese, ci saranno alti e bassi, ma i libanesi hanno le capacità per farcela, e non dimentichiamo che qui il vino esiste dal tempo dei Fenici”.

Certo, i timori di contagio del conflitto siriano fanno paura, e anche l’economia locale ne risente: il pil, che tra il 2007 e il 2010 aveva goduto di una crescita annua media dell’8%, potrebbe segnare addirittura una recessione nei prossimi mesi, secondo le previsioni di alcuni esperti ed istituti bancari. Il mercato immobiliare si contrae e il turismo soffre, dopo che i Paesi arabi del Golfo hanno invitato i propri cittadini ad evitare il Paese dei Cedri. “Sì, la crisi siriana fa paura, ma il Libano ha sempre vissuto nelle crisi, ci è abituato, e non ho dubbi che anche questa volta ce la farà”, dice Ghosn. E poi in tempi di preoccupazioni e di angosce “un buon bicchiere di vino è l’elisir che ci vuole”, con un gioco di parole sul nome arabo della nuova casa vinicola di cui è presidente onorario: Ixir, che con l’aggiunta dell’articolo diventa El Ixir, l’”elisir” delle lingue europee. “A dire il vero - sottolinea Ghosn - io qui sono solo un investitore, perché chi si occupa della produzione è la famiglia Debbané, rappresentata dal presidente, Etienne”.

La Ixir, con una produzione annua di 300.000 bottiglie ha cinque vigneti da Jezzine, nel sud del Paese, bombardato dagli israeliani nella guerra del 2006, a Deir al Ahmar nella Valle della Bekaa, in gran parte controllata dalle milizie sciite Hezbollah. La lavorazione e l’imbottigliamento avvengono in una costruzione di pietra ristrutturata risalente al diciottesimo secolo, allora residenza di un signore locale, sotto la quale sono state ricavate le sale per le cisterne e le botti. È qui che il boss della Renault, parlando in arabo, ha ricevuto gli ospiti per una festa campestre che per lui ha il sapore di una rimpatriata. “Vi chiederete cosa ci fa qui un patron dell’automobile: ebbene, per chi ha a che fare con un’industria fatta di metallo e di grandi investimenti, dove spesso intervengono i governi, ogni tanto fa bene evadere per riprendere le energie. E poi non dimentichiamo, dai tempi dei Fenici, questa terra ha sempre prodotto vino. E con il vino possiamo esportare nel mondo gli aspetti del Libano meno conosciuti, la qualità e la gioia di vivere”.

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