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“BRUNELLO NON È SOTTO ATTACCO, “SFREGIO” SUBITO DA SOLDERA ATTO ISOLATO DI EX DIPENDENTE”: COSÌ NATALINI (SOSTITUTO PROCURATORE). A INCASTRARLO TEMPISTICHE, TABULATI, INTERCETTAZIONE AMBIENTALE. SOLIDARIETÀ DI SINDACO MONTALCINO E CONSORZIO BRUNELLO

“Siamo assolutamente certi che l’atto di vandalismo che ha colpito l’azienda di Gianfranco Soldera, Case Basse, a Montalcino, non ha nulla a che vedere con i fatti del 2008. Vogliamo rassicurare tutti che non c’è nessun attacco al Brunello e nessuna emergenza”. Così il Sostituto Procuratore della Procura di Siena Aldo Natalini, dalla conferenza stampa andata in scena al Comando dei Carabinieri di Siena, mette la parola “fine” alle ipotesi che parlavano di mafia e vendette trasversali. La svolta è arrivata, e il nome del presunto colpevole anche, così come i capi di imputazione che gravano sull’unico indagato per lo “sfregio” subito dalla famiglia Soldera: violazione di domicilio aggravata, sabotaggio aziendale aggravato dalle grandi quantità di prodotto disperso e dall’entità del valore. Il nome è quello di Andrea Di Gisi (che sarà difeso dall’avvocato Maria Rita Maccioni), 38 anni, originario di Roma, residente da tempo a Montalcino, nella frazione di Torrenieri, ex dipendente della cantina Case Basse. È lui, secondo gli inquirenti e il Sostituto Procuratore Aldo Natalini, il responsabile dell’atto “vandalico” ai danni della cantina di Gianfranco Soldera. Il movente è “la vendetta, che si somma - come spiega il Sostituto Procuratore della Procura di Siena Aldo Natalini - alla forte invidia che Di Gisi provava nei confronti degli altri ex colleghi e della famiglia Soldera, oltre ad un’indole delinquenziale di Di Gisi, i cui comportamenti vendicativi erano già emersi in altre circostanze”. Indagini lampo, i Carabinieri già la notte tra lunedì e martedì avevano individuato il Di Gisi nell’alloggio romano e perquisito la sua auto e l’alloggio.
A far virare le indagine sull’ex dipendente sono state soprattutto le tempistiche: “chi è entrato - continua il dottor Natalini - sapeva dove erano le botti, che a quell’ora (erano le 17.40 secondo la ricostruzione degli inquirenti) il custode non era più in azienda (particolare emerso dal fatto che è stato lo stesso custode a comunicare a Di Gisi la propria assenza) e che la cantina era sprovvista dell’impianto di videosorveglianza. Anche le modalità stesse in cui le botti sono state svuotate, come ha potuto constatare il maresciallo Ascenzi, hanno fatto presupporre subito che non poteva trattarsi di un malvivente comune. Poi, c’è la testimonianza cruciale di un testimone che ha incontrato Di Gisi alle 19 del giorno stesso, riferendo agli inquirenti come “emanasse un forte odore di vino”. Anche la partenza per Roma, alle 21, è un elemento che ci ha insospettito, confermato dai tabulati telefonici”.
Ad incastrare Di Gisi, come raccontato dal Tenente Colonnello Marco Grandini Comandante reparto operativo Carabinieri di Siena, che ha condotto le indagini sul campo, “un’intercettazione ambientale in cui l’ex dipendente di Case Basse spiegava, testualmente, come il vino non fosse sangue, e come avesse lavato i pantaloni sporchi di Brunello già due volte per eliminare ogni traccia”. Un particolare su cui sta già lavorando il Ris di Roma, come ha spiegato il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Siena, Colonnello Pasquale Aglieco: “il Ris di Roma sta facendo dei rilevamenti sugli antociani presenti nei pantaloni, ritrovati ancora in lavatrice nel corso della perquisizione dell’appartamento di Torrenieri, visto che il Brunello ha delle caratteristiche molto particolari. È solo un tentativo, quello che sta facendo la sezione scientifica di Roma, è la prima volta che si cercano tracce di Brunello di Montalcino. Bisogna capire se gli antociani siano o meno idrosolubili”. È ancora presto per avere conferme, ma le prove sembrano schiaccianti, e, intanto, per domani alle ore 14.30 è previsto l’interrogatorio di garanzia per quello che, in molti, hanno chiamato, per settimane, il “killer del Brunello”. (Maggiori dettagli e interviste su www.montalcinonews.com).

Focus - La solidarietà a Soldera del sindaco di Montalcino, Franceschelli e del presidente del Consorzio del Brunello, Bindocci: “condanna di coloro che hanno voluto ricondurre quanto accaduto ad ipotesi criminali o vendette tra produttori, danneggiando consapevolmente l’immagine di Montalcino e di uno dei più prestigiosi prodotti del made in Italy nel mondo”
Solidarietà a Case Basse ed al produttore Gianfranco Soldera arriva, ancora una volta, in una nota congiunta, dal sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli dal presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci, a nome di tutto il Consiglio di Amministrazione del Consorzio, il quale, visti i risultati delle indagini sull’atto vandalico che ha colpito la cantina, ribadisce, prima di tutto, “la nostra condanna di coloro che, a vario titolo, in modo cosciente e del tutto arbitrario, hanno voluto ricondurre quanto accaduto ad ipotesi criminali o vendette tra produttori, danneggiando consapevolmente l’immagine di Montalcino e, con essa, di uno dei più prestigiosi prodotti del made in Italy nel mondo”.
Per il sindaco Franceschelli ed il presidente Bindocci, infatti, “ad oggi le evidenze presentate dalle forze dell’ordine confermano quanto già espresso dal Consorzio e dai rappresentanti istituzionali della comunità montalcinese e cioè che si sia trattato di un atto vile ed inqualificabile totalmente estraneo alla cultura ed ai valori del territorio montalcinese che a sua volta ne è stato vittima indiretta in quanto colpendo una delle sue eccellenze più conosciute di fatto ha danneggiato tutto il sistema dei produttori”.
“Questo ovviamente - aggiungono - non diminuisce la gravità della vicenda che, al di là di letture fantasiose e strumentali di cui nelle sedi opportune si chiederà conto, rimane un atto inaccettabile che ha colpito duramente un produttore stimato e conosciuto come Gianfranco Soldera, cui confermiamo tutta la solidarietà dei produttori, solidarietà che da sempre rappresenta un grande valore di questo territorio”.
“Desideriamo infine ringraziare le forze dell’ordine - concludono - per la celerità e competenza con cui hanno portato a termine le indagini, dissipando così ogni lettura tendenziosa dei fatti e ridando serenità al territorio che da sempre presidiano con grande efficienza”.

Focus - L’opinione: A Montalcino torna il sereno
La notizia dello “sfregio” al Brunello di Montalcino di Gianfranco Soldera, con la distruzione di sei annate (2007-2012) di uno dei vini simbolo del Belpaese, ha fatto il giro del mondo. Giornali e blogger hanno riportato notizie e indiscrezioni, e fatto congetture più o meno fondate. Si è parlato prima di “mafia” (o di metodi mafiosi), quindi di “vendetta” da parte di qualche azienda rimasta scottata dalla vicenda “Brunellopoli”, e invece, alla fine, la soluzione sembra essere molto più semplice, persino banale. Un ex dipendente, licenziato dopo esser venuto ai ferri corti con Gianfranco Soldera, ha pensato di vendicarsi così, “uccidendo” un simbolo e provocando un danno di milioni di euro a Case Basse. Una vendetta sì, ma personale, niente mafia, nessun complotto a Montalcino ...

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