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Con l’Italia fuori dai Mondiali, la strada verso la finale più attesa, Brasile-Argentina, si fa un po’ più semplice. Tra scontri ed incroci in salsa storica ed enoica, dal Cile alla Francia, passando per i vini di Mendoza

L’Italia non brinda più. Dopo la debacle del 2010, salutiamo di nuovo, in largo anticipo, un Mondiale che sognavamo di vivere da i protagonisti. Anche solo per la storia ed il blasone, per le quattro edizioni vinte, per la voglia di riscatto di un Paese che va ben al di là del calcio giocato. Ma si sa, il mondo cambia in fretta, anche quello del pallone, un po’ come fa quello del vino. Tanto in fretta che lo stesso Brasile, nel giro di pochi anni, non è più solo una fucina di talenti o il Paese del “joga bonito”, ma anche il primo importatore enoico del Sud America, grazie ad una crescita economica che ha coinvolto soprattutto la classe media.
Un Eldorado, su cui l’Italia del vino si è gettata a capofitto, all’inizio con ottimi risultati, ma nel 2013 la pacchia è finita: export giù del 17% in volume, ma valori che, sostanzialmente, tengono. No, dietro, questa volta, non ci sono né arbitri né uruguayani, quanto limiti per così dire “strutturali”, come la supremazia della birra (difficile biasimarli per questo, specie d’estate) e la pressione fiscale, particolarmente alta per le bottiglie che arrivano dall’Europa.
Senza dimenticare che lì vicino ci sono due pesi massimi dell’enologia mondiale: il Cile, o meglio “la Roja”, che negli ottavi di finale sfiderà proprio la nazionale “verdeoro”, e l’Argentina, l’odiata “albiceleste”, con cui i rapporti non sono mai stati idilliaci. Anzi, sono pessimi sin dal 1825, quando l’Argentina si schierò contro l’Impero del Brasile a fianco delle Banda Orientale, piccolo stato separatista da cui, pochi anni dopo, nacque l’Uruguay.
Dopo quasi due secoli, i rapporti sono diventati perlomeno cordiali, i brasiliani hanno imparato ad apprezzare i vini di Mendoza, e la rivalità è rimasta confinata sul campo di calcio, dove, se tutto dovesse andare come gli amanti del calcio sperano, potremmo assistere a qualcosa di più di una finale: Messi contro Neymar, grinta contro fantasia, birra contro vino. Ma gli dei del calcio hanno messo sulla strada delle due contendenti qualche ostacolo, cui prestare particolare attenzione: il Brasile dovrà guardarsi dalla Francia, una squadra giovane come un Beaujolais nouveau, ma assolutamente imprevedibile, e dalla Germania, mentre l’Argentina ironia della sorte, dovrà guardarsi dal Belgio, patria delle birre più buone del mondo.

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