Colpo di scena nell’affaire Emmanuel Giboulot: la condanna, più simbolica che altro, al pagamento di una multa di 500 euro per non aver trattato le proprie viti della Côte-d’Or, in Borgogna, contro la minaccia della flavescenza dorata, mettendo in pericolo i filari di tutta la Regione, è stata ribaltata in appello. Secondo il giudice di Digione, che ha annullato la condanna arrivata ad aprile, il vigneron biodinamico non sarebbe venuto meno a nessun dovere, perché l’ordine di trattare le piante, nella primavera del 2013, non era stato preventivamente approvato dal Ministero dell’Agricoltura, conditio sine qua non per la denuncia per inadempienza colposa.
Per Giboulot si tratta “di una vittoria del potere popolare”, ma certo la vicenda è quantomeno contraddittoria, ed il Ministero dell’Agricoltura di Parigi non ne esce tropo bene, visto che la denuncia partì proprio da lì, e che Giboulot ha rischiato fino a 6 mesi di carcere, oltre ad una multa di 300.000 euro. Il rifiuto di trattare le proprie viti contro la flavescenza dorata, di cui esplose un pericoloso focolaio nel Sud della Borgogna giusto nell’estate del 2013, all’epoca, fu paragonato al rifiuto ad una vaccinazione obbligatoria, capace quindi di mettere a repentaglio l’intero vigneto della Côte-d’Or.
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