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I consumatori guidano il mercato del vino mondiale, e vogliono prodotti sempre più attenti a salute ed ambiente. Così, dalla terra del Prosecco, il dg Organizzazione Internazionale della Vigna e Vino, Jean-Marie Aurand. E le cifre sul vino nel mondo

Italia
I consumatori guidano il mercato del vino mondiale, e vogliono prodotti sempre più attenti a salute ed ambiente

Tenere presente che quello che guida il mercato del vino, anche nel mondo globalizzato, è sempre e comunque il consumatore, che oggi più che mai chiede prodotti di qualità, e vuole garanzie sul rispetto, nella filiera produttiva, della salute e dell’ambiente. É la linea guida che i produttori di vino di tutto il mondo devono seguire almeno per i prossimi 5 anni, secondo il dg dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv), Jean-Marie Aurand, che ha incontrato nei giorni scorsi i vertici del Consorzio Vini Venezia e del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, tra i più avanzati sul fronte della sostenibilità ambientale della produzione vinicola, con il progetto “WineZero”, basato sul sistema di calcolo delle emissioni di gas “Ita.Ca”, messo appunto dallo Studio Agronomico Sata, e fortemente voluto dalle aziende Bosco del Merlo (del gruppo Paladin, che ha ospitato il convegno), Le Carline e Perlage Wines, con partner l’Università di Padova e il Cra di Conegliano.
Secondo Aurand, puntare sulla distintività dei prodotti giocando sul tema della sostenibilità, sarà sempre più fondamentale, perché nel mercato globale del vino, che è comunque in crescita, aumenta anche la concorrenza, e i produttori, oltre alla qualità dei prodotti, devono tenere conto di tantissimi fattori competitivi. E il tema “ambientale” è un fattore chiave, sul quale investire in innovazione tecnologica, in pratiche sostenibili, che tengano conto soprattutto della riduzione dell’uso di pesticidi, del consumo di acqua e così via, temi sui quali i consumatori sono sempre più attenti e sensibili, e come, per altro, molte cantine italiane stanno facendo, anche in progetti di insieme come Magis, Tergeo o SosTaine, per citarne solo alcuni.
Ed in questo senso, si sta muovendo anche l’Oiv, che, ha spiegato Aurand, ha individuato 5 linee di azione su cui puntare tra il 2015 ed il 2019: promuovere e mettere a sistema tutte le pratiche di viticoltura eco-friendly, stabilire regole chiare e condivise sul tema, studiare i trend di mercato per migliorare la catena distributiva, contribuire alla sempre maggiore sicurezza del consumatore tenendo conto delle sue esigenze, e rafforzare la cooperazione internazionale tra l’Oiv e gli Stati che ne fanno parte, coinvolgendo esperti, università, istituti di ricerca, imprese e Governi, puntando su un network scientifico internazionale di alto livello, per mettere a sistema ricerche, esperienze, statistiche e dati.
Come quelli che lo stesso Aurand ha condiviso nell’incontro sullo stato della produzione e del consumo di vino mondiale. Da cui emerge, intanto, che dal 2000 al 2013 la superficie vitata mondiale si è ridotta considerevolmente, soprattutto a causa del calo di Spagna (-17%), Italia (-17%) e Francia (-13%), Paesi che da soli, nel 2000, rappresentavano il 38,9% del vigneto mondiale, e che oggi valgono, comunque, il 34,1%.
Nel dettaglio, ancora, i primi 5 Paesi vitati (la Spagna con 1,02 milioni di ettari, la Francia con 793.000, l’Italia con 752.000, la Cina con 680.000, e la Turchia con 504.000, tra uva da vino e da tavola), fanno da soli il 50% della superficie vitata mondiale.
La produzione di vino mondiale, nel 2014, è stimata in 271 milioni di ettolitri, -6% sul 2013, realizzata, all’80%, i soli 10 Paesi (nell’ordine Francia, Italia, Spagna, Usa, Argentina, Australia, Cina, Sudafrica, Cile e Germania).
Di contro, i consumi dovrebbero assestarsi sui 243 milioni di ettolitri, e si spostano sempre più fuori dall’Europa, che nel 2000 catalizzava il 69% del vino bevuto nel mondo, percentuale che è scesa, nel 2013, al 61%, in favore della crescita di America (dal 20 al 23%) e Asia (dal 6 al 10%).
Gli Usa (secondo il calcolo tra produzione e import, meno l’export), sono il primo consumatore di vino al mondo, con 29,1 milioni di ettolitri nel 2013 (+5% sul 2008), seguiti da Francia, con 28,2 milioni di ettolitri (-9% sul 2008) e Italia, con 21,8 (-17%).
Nella “top 10” spiccano il +20% della Cina, oggi consumatore n. 5 di vino al mondo con 16,8 milioni di ettolitri, e il -25% della Spagna, in posizione n. 9, con 9,1. Il valore delle esportazioni mondiali di vino, invece, nel 2013 si è attestato sui 25,7 miliardi di euro per 98 milioni di ettolitri, con un prezzo medio, al litro, di 2,62 euro, in crescita costante del 2009, picco minimo del nuovo millennio quando la quotazione era di 2,09 euro.
Leader, tra i Paesi esportatori, rimane la Francia, che nel 2013 ha realizzato grazie all’export un fatturato di 7,8 miliardi di euro, seguita dall’Italia, a 5 miliardi, e dalla Spagna, a 2,5. Che, insieme a Cile (1,4 miliardi) ed Australia (1,3), valgono più del 70% dell’export enoico mondiale. Tra gli importatori, invece, il podio è formato da Usa (3,9 miliardi di euro), Uk (3,7 miliardi) e Germania (2,6 miliardi).
Da registrare, infine, un vero e proprio boom per le bollicine, tanto sul fronte della produzione, cresciuta del 40% in 10 anni (da 12,7 milioni di ettolitri del 2003 ai 17,6 del 2013) che del consumo, su del 30%, passato da 11,8 a 15,4 milioni di ettolitri in 10 anni.

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