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Il boom del vino italiano negli Usa, 40 anni di storia nei numeri dell’Italian Wine & Food Institute, che hanno portato le importazioni tricolore dai 360.000 ettolitri del 1974 ai 2,44 milioni di ettolitri nel 2014, a quota 1,32 miliardi di dollari

Il boom del vino italiano negli Stati Uniti ha alle spalle tante motivazioni, ma la vera svolta arrivò nella metà degli anni ‘70, quando il mercato statunitense dell’import enoico era dominato dai vini francesi, generalmente considerati i migliori. I vini italiani, allora in seconda posizione e ad una considerevole distanza, erano giudicati di modesta qualità, mentre i vini australiani e sudamericani erano praticamente inesistenti. Questa era la situazione all’inizio della storia del successo del vino italiano che, negli ultimi 40 anni, è passato da una posizione di assoluta irrilevanza ad una di piena leadership, anche grazie agli sforzi dell’attuale presidente dell’Italian Wine & Food Institute (www.italianwineandfoodinstitute.com) Lucio Caputo e del chairman Jacopo Biondi Santi, ed alla sua campagna promozionale, attraverso la quale, tra il 1975 ed il 1982, ha lanciato il vino italiano sul mercato statunitense, investendo forte sull’Enoteca progettata dall’architetto Pietro Sartori.
Il successo della campagna fu immediato: le importazioni dei vini italiani sono passate dai 360.000 ettolitri del 1974 agli oltre 2,2 milioni di ettolitri nel 1985, con un incremento del 511%, e dai 37 milioni di dollari del 1974 ai 230 milioni di dollari del 1985, con un aumento del 522%. Questo successo è stato ancora più straordinario se confrontato con il più modesto aumento, sempre nel periodo 1975-1985, del 192% in quantità e 254% in valore del totale delle importazioni statunitensi, e con l’aumento del 272% in quantità e del 362% in valore delle importazioni di vino francese.
Nel 1982, però, la campagna promozionale fu interrotta, e dalle ceneri di quell’esperienza nacque proprio l’Italian Wine & Food Institute, organizzazione non-profit appositamente creata per continuare a promuovere l’alta qualità del vino italiano negli Stati Uniti. Dopo un periodo di contrazioni tra il 1986 e il 1993, il mercato del vino statunitense, così, ha ripreso ad espandersi ed i vini italiani hanno guidato questa ripresa. In questa fase, la varietà e la qualità dei vini italiani è cambiata radicalmente, e dai vini più semplici degli anni 1970-1980 (che, comunque, hanno incoraggiato i consumatori ad abbandonare le loro bevande gassate per il vino), le importazioni di vino italiano si sono spostate all’alta qualità della più prestigiosa produzione italiana. Non appena i più sofisticati consumatori americani hanno cominciato ad apprezzare questi vini, la proporzione tra quantità e valore delle importazioni italiane ha raggiunto un migliore equilibrio. Nel 1995, il totale delle importazioni di vini italiani ha così raggiunto i 245,2 milioni di dollari, con un incremento del 565%. Nel 2001 l’Italia ha superato la Francia, che stava dominando il mercato americano, sia in quantità che in valore. Nel 2005 le importazioni italiane sono salite a 995,6 milioni di dollari, con un incremento del 2.490%.
Nel 2006, per la prima volta nella storia, le importazioni italiane negli Stati Uniti hanno superato la soglia di un miliardo di dollari, con oltre due milioni di ettolitri di vini importati. Nel 2014 hanno superato il miliardo e trecento milioni di dollari, con uno straordinario aumento di oltre il 3.520% e si prevede che supereranno il miliardo e seicento milioni di dollari entro la fine di quest’anno, con l’aggiunta dei vini spumanti, le cui importazioni sono passate dai modestissimi 35 .000 ettolitri del 1974, ai 421.000 ettolitri nel 2014, con un incremento del 1.104%. Negli ultimi 40 anni il vino italiano ha avuto quindi un successo senza precedenti che è tuttora in corso. Oggi l’Italia domina il mercato del vino statunitense non solo in quantità e in valore, ma anche per numero, selezione e qualità del vino offerto con la migliore combinazione qualità-prezzo.

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