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Con il 64% del mercato i sugheri restano le tappature di riferimento per le bottiglie di vino e oggi il “tallone di Achille” del sapore di tappo non fa più paura come nella case history Diam Bouchage che li sottopone all’innovativo processo “Diamant”

Con il 64% del mercato i tappi di sughero restano le tappature di riferimento per le bottiglie di vino ed il “tallone di Achille” del “sapore di tappo” non fa più paura. Grazie anche alla tecnologia, come nella case history di Diam Bouchage, che sottopone i tappi all’innovativo processo “Diamant”. Del resto il tappo di sughero rappresenta da sempre un elemento distintivo del packaging del vino. Un compagno ideale anche per le sue caratteristiche tecniche, che, nonostante i passi avanti tecnologici in tema di tappature alternative, resta quasi insostituibile. Tanto che il mercato mondiale del tappo per bottiglie di vino, complessivamente conta 17,3 miliardi di tappi. Ma la leadership resta ancora saldamente in mano ai sugheri che sono 11.100.000.000 (64%) contro i 3.600.000.000 tappi a vite(21%) e i 2.600.000.000 tappi sintetici (15%).
D’altra parte questa leadership non si coglie soltanto dai freddi numeri del mercato, ma anche dal potenziale espresso dalle preferenze dei consumatori di vino. Secondo uno studio di Taylor Nelson Sofres, multinazionale specializzata in ricerche di mercato e sondaggi d’opinione, il 77% dei consumatori tiene conto del tappo nella scelta di una bottiglia.
Il sughero (che si decortica dalla pianta mediamente ogni 10 anni; i territori dove se ne produce di più sono Estramadura, Andalusia e Catalogna, in Spagna, ed in Italia, in Sardegna, ndr) è una materia naturale unica per garantire la chiusura dei vini tranquilli ed effervescenti, garantendo una chiusura regolare e costante senza variazioni, un equilibrio tra impermeabilità indispensabile e bisogno di ossigenazione per un buon invecchiamento del vino. Solo il sughero continua ad essere il miglior materiale per garantire ai vini libera espressione degli aromi senza mascheramento o assorbimento, rispettando, inoltre, la cultura del vino.
Ma, è pur vero, che anche il sughero possiede il suo “tallone di Achille”. È il famigerato “sapore di tappo” (si parla, stando a fonti diverse di informazione, da 1 a 4 bottiglie su 100, ndr), causato per lo più dalle molecole di tricloroanosolo (tca) presenti nella materia prima e destinate a confluire anche nel prodotto finito. Anche in questo caso la tecnologia ha fatto passi da gigante e la Diam Bouchage, sugherificio francese del gruppo Oeneo, con la tonnellerie Seguin Moreau, l’altra punta di diamante, ha introdotto nella lavorazione dei suoi sugheri un innovativo processo di “purificazione” anti-tca.
Si tratta di una tecnica che utilizza la pulizia con CO2 supercritica, già nota in altre applicazioni. Il procedimento, che la Diam Bouchage ha denominato Diamant, è una metodica esclusiva di purificazione del sughero. In particolari condizioni di temperatura e di pressione, la CO2 raggiunge uno stato intermedio tra il liquido e il gassoso. Questo stato, detto “supercritico”, permette di estrarre dalla farina di sughero la maggior parte delle molecole responsabili delle deviazioni sensoriali, preservando gli aromi dei vini. Il trattamento con CO2 supercritica consente di penetrare al cuore della materia e di estrarre, oltre alle molecole di tca, responsabili del gusto di tappo, numerose altre molecole che possono alterare il gusto del vino. I tappi prodotti dalla Diam Bouchage sono gli unici tappi di sughero garantiti unitariamente senza sapore di tappo (tca rilasciabile entro il limite di quantificazione di 0,3 ng/l).
“Il nostro lavoro - spiega Michel Rolland il più famoso flyingwinemaker del mondo - consiste nel ricercare la massima neutralità e, in questo campo, penso che il tappo Diam sia un successo tecnologico”. Gli fa eco Pierre-Henry Gagey, direttore generale di Louis Jadot: “utilizziamo Diam da quasi dieci anni in quanto, fin dall’inizio, abbiamo considerato che fosse la migliore soluzione per una tappatura senza pecche”. E dalla Champagne François Domi di Billecart Salmon afferma: “il rispetto della purezza di un vino è la qualità fondamentale per un tappo. Utilizziamo Diam ormai nel 90% della nostra produzione”.
In Italia, i sugheri Diam sono utilizzati da molte fra le aziende più importanti, da Anselmi a San Michele Appiano, da Carpené Malvolti a Cecchi, da Cavit a La Scolca, da Antinori a Mastroberardino, da Chiarlo a Ruggeri, solo per fare qualche esempio. “Diam è un partner che ci garantisce tenuta, resistenza, longevità - spiega Chiara Soldati de La Scolca - che avvalora e rende ancora più prestigioso il nostro lavoro, la nostra fatica e la nostra passione”.
E Paolo Bisol di Ruggeri, aggiunge: “questa innovazione ci ha davvero aiutati a lavorare in maniera più, tranquilla sul fronte delle piccole deviazioni. Tutte le bottiglie tappate con questo tipo di tappo sono sicure”.
Info: www.diam-sugheri.com

Focus - Diam, il profilo aziendale
Il gruppo Oeneo, società che ha sede a Parigi ed è quotata in Borsa in Francia, ha fatturato, nel 2014, 180 milioni di euro. Le società che fanno capo al gruppo sono tre: la Diam, che produce 2 miliardi di tappi in microagglomerato all'anno e ha chiuso il bilancio 2014 a quota 102 milioni di euro; la Seguin Moreau (che ha sede a Cognac) che produce barriques (60 milioni di fatturato nel 2014); la Vivelys, società di servizi e consulenze per prodotti enologici alle aziende (9 milioni di euro di fatturato nel 2014).
La Diam ha tre impianti, di cui uno a Ceret, in Francia, ed uno a San Vicente de Alcantara. Da metà settembre il gruppo ha rilevato Piedade, produttore storico del Portogallo di tappi tradizionali e tecnici, una sorta di complemento di gamma da 40 milioni di euro di fatturato annuo. Diam è anche possessore di 14 brevetti. Per Diam, il mercato italiano è il secondo più importante, dopo quello francese: dal 2007 ad oggi la Diam è passata a vendere in Italia da 30 a 300 milioni di tappi. In Italia la gestione e la commercializzazione è affidata al Gruppo Araldo, alla Belbo Sugheri e alla Diam Sugheri, a Calamandrana (Asti).
Il 65% del gruppo Oeneo è di proprietà della famiglia Heriard Dubreuil (tra le 50 famiglie più ricche di Francia), che controlla anche, attraverso la finanziaria Andromede, un'importante quota (70%) della Rémy Martin (il presidente è Dominique Hériald Dubrieu) e della Rémy Cointreau. La famiglia controlla anche altre importanti società di moda negli Usa.

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