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Se la Vecchia Europa ristagna, Oltreoceano le importazioni enoiche volano nel primo trimestre 2017, dagli Stati Uniti al Canada, dal Brasile al Messico. Rallenta il Belpaese, con la leadership sul mercato Usa minacciata dalla crescita della Francia

Se nella Vecchia Europa i consumi enoici sono in stagnazione ormai da anni, è Oltreoceano che le cose continuano ad andare bene. Non solo in Usa e Canada, ma anche in Messico e Brasile, i due mercati più promettenti del Sud America, sia in termini di consumi che di importazioni. Ma procediamo con ordine, partendo proprio dagli Stati Uniti, che con una crescita degli acquisti di vino dell’11,4% in volume e del 6,1% in valore nei primi tre mesi 2017, per un totale di 308,8 milioni di litri e 1,34 miliardi di dollari (fonte www.oemv.es), supera la Gran Bretagna come secondo maggior compratore enoico al mondo in volume, dietro alla sola Germania, e consolida il proprio primato in termini di valori. Cresce anche l’Italia, primo partner Usa, ma meno dei propri competitor, a partire dall’Australia, seconda per volumi grazie al +40% registrato nel periodo (legato quasi esclusivamente allo sfuso), ma anche della Francia, ancora dietro in valori, ma in crescita del 14,6% grazie alle bollicine ed all’imbottigliato.
Va bene anche il Canada, che consolida il suo quinto posto tra i Paesi che importano più vino al mondo i volumi hanno toccato i 100,5 milioni di litri (+8,6%) ed i 533,7 milioni di dollari (+4,3%). Anche qui, persiste il primato dell’Italia, sia in volume che in valore, superando gli Usa, ma la performance migliore è forse quella della Spagna, che vede il prezzo medio della propria produzione enoica sul mercato del Canada crescere del 14%. A guidare le importazioni, l’imbottigliato, che rappresenta il 63,6% dei volumi e l’87,2% del valore, ma fanno bene anche gli spumanti e gli sfusi.
Dinamica diversa quella vissuta dal Brasile, dove la ritrovata energia della moneta locale, il real, ha spinto le importazioni nel primo trimestre 2017 ad un roboante +38,7% in volume, a fronte però di una spesa totale praticamente invariata (+0,1%), per un totale di 19,6 milioni di litri e 184,8 milioni di reales, con l’imbottigliato che rappresenta il 95% dei volumi ed il 92,3% dei valori. Perde quota il Cile, che rimane comunque il primo esportatore in Brasile, con il Portogallo, staccato, al secondo posto, e anche qui è ragguardevole la crescita della Spagna, che ha spedito il 70% di vino in più sul primo trimestre 2016.
Infine, il Messico, mercato non ancora di primo piano, ma comunque in crescita: le importazioni nel primo trimestre dell’anno hanno fatto segnare un +5,7% in volume ed un +11,7% in valore, toccando i 15 milioni di litri ed i 46 milioni dollari, specie grazie all’imbottigliato, mentre lo sfuso ha sofferto un calo del 30%. Il primo player, qui, è la Spagna, cresciuta nel periodo del 48,8% in volume e del 30% in valore, consolidando così in maniera importante il proprio primato.

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