Dopo i calcoli nazionali arrivano quelli mondiali ed è con l’annuale conferenza dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino che si fanno i conti in tasca a questo complesso 2017, che ha prodotto globalmente 246,7 milioni di ettolitri di vino (cifra stimata tenendo conto di una variabilità del 10%, dato il periodo dell’anno e la carenza di dati completi sulla vendemmia 2017): la perdita è del -8,2% (22,1 milioni di ettolitri in meno sul 2016), imputabile soprattutto allo storico calo di produzione vinicola europea (mai registrata dagli anni ‘50 e primi anni ‘60), i cui principali produttori hanno dovuto affrontare eventi atmosferici fuori dall’ordinario, come le severe gelate primaverili e una duratura siccità. Una produzione mondiale, questa, comparabile al decremento del 1991, con 251,6 milioni di ettolitri, e del 1994, con 249,9 milioni di ettolitri (www.oiv.int).
Con l’Italia ferma a 39,3 milioni di ettolitri (-23% sul 2016, comunque stabile primo produttore al mondo per il terzo anno consecutivo), la Francia a 36,7 milioni di ettolitri (-19% sul 2016), la Spagna a 33,5 milioni di ettolitri (-15% sul 2016), l’Europa perde il 15% della sua produzione sull’anno precedente: la stima di produzione vinicola è di 140,7 milioni di ettolitri (esclusi succhi e mosti), ben 24 milioni di ettolitri in meno sul 2016 (che aveva potuto contare su 164,7 milioni di ettolitri). Anche la Germania ha subito un significativo calo del -10% (8,1 milioni di ettolitri), seguita dalla Grecia (2,5 milioni di ettolitri, -5% sul 2016), mentre la Bulgaria si è mantenuta stabile sui 1,1 milioni di ettolitri (-2% sul 2016) dopo il drastico calo del 2014. Gli unici Paesi europei ad aver registrato un aumento di produzione sono il Portogallo (6,6 milioni di ettolitri), la Romania (5,3 milioni di ettolitri), l’Ungheria (2,9 milioni di ettolitri) e l’Austria (2,4 milioni di ettolitri).
Fuori dall’Europa, nei principali produttori di vino il rendimento è stato abbastanza stabile. Gli Stati Uniti hanno vinificato 23,3 milioni di ettolitri (-1% sul 2016), registrando un buon livello di produzione per il secondo anno consecutivo, che però non ha toccato i picchi del 2013. C’è però da tener presente che la cifra si basa sulla di una stima fatta in relazione alla quantità di grappoli vendemmiata ad agosto: ad oggi sono ancora sconosciute le potenziali conseguenze che i recenti roghi abbattutisi sulla California potrebbero avere sulla quantità di vino prodotta.
Se l’Europa è ancora sotto la stretta siccitosa, il Sud America ha dovuto invece affrontare l’influenza negativa di El Niño, che ha portato a lunghi periodi di pioggia, e i forti cali di temperatura a fine 2016. Nonostante questo, la produzione vinicola del 2017 ha portato ad un leggero aumento sulle difficoltà dell’anno precedente. In Argentina si è rilevato un aumento di produzione a 11,8 milioni di ettolitri (+25% sulla disastrosa vendemmia del 2016). Il Brasile, dopo le significative perdite del 2016 (1,4 milioni di ettolitri), ha prodotto 3,4 milioni di ettolitri di vino nel 2017. Il Cile, dal canto suo, ha invece avuto un ulteriore calo di produzione del -6% su di un già povero 2016, passando a 9,5 milioni di ettolitri prodotti.
Più a sud, in Sud Africa, la produzione di vino è salita del +2% (10,8 milioni di ettolitri), mentre dall’altra parte del globo, in Oceania, la produzione è stabile grazie ad un aumento registrato in Australia (13,9 milioni di ettolitri, +6% sul 2016) e un calo rilevato in Nuova Zelanda (2,9 milioni di ettolitri, -9%), calo dal peso relativo, visto che è comparato alla produzione record del 2016. Le stime relative alla Cina per il 2017 non sono ancora disponibili e si fa tutt’ora riferimento ai dati del 2016, fermi a 11,4 milioni di ettolitri prodotti. Anche per quanto riguarda i dati sul consumo di vino mondiale è ancora presto, ma si stima che si attestino intorno ai 240,5 e i 245,8 milioni di ettolitri.
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