Forse per la vasta biodiversità italiana, forse per la scarsa presenza di grandi città nello Stivale, forse anche per la sempre più diffusa consapevolezza in materia di cultura del cibo, o forse per tutti questi fattori messi insieme, ma fatto sta che l’Italia ha la rete di mercati contadini di vendita diretta più estesa del mondo, superando in pochi anni Francia e Usa. L’indagine di Coldiretti/Ixè, presentata a Terra Madre e Salone del Gusto, manifestazione internazionale dedicata al cibo buono, pulito e giusto, di scena a Torino, quasi sei italiani su dieci, il 59%, hanno fatto la spesa dal contadino almeno una volta al mese nell’ultimo anno in frantoi, malghe, cantine, aziende, agriturismi o mercati degli agricoltori per acquistare prodotti locali a chilometri zero direttamente dai produttori. E il fenomeno è sempre più esteso, tanto da superare i numeri della vendita diretta degli ultimi decenni: secondo la Coldiretti infatti, dal dopoguerra mai così tanti italiani hanno acquistato direttamente dagli agricoltori, con una crescita esplosiva nell’ultimo decennio da ricondurre, sottolinea la Coldiretti, all’attenzione per il benessere e per la salute, ma anche alla sostenibilità ambientale e alla volontà di difendere e valorizzare l’economia e l’occupazione del proprio territorio. Tutto questo, ha contribuito a costruire la straordinaria rete, che comprende oltre 130.000 aziende agricole italiane che fanno vendita diretta in maniera prevalente; nei mercati degli agricoltori invece la spesa degli italiani ha superato i 6 miliardi di euro, secondo uno altro studio condotto da Ismea. I motivi per cui ai consumatori piace comprare ai mercati contadini non sono difficili da delineare: alta qualità dei prodotti, che sono più freschi, saporiti e genuini è sicuramente la principale ragione di acquisto dal produttore, confermata dal 71% degli italiani coinvolti nell’indagine Coldiretti/Ixè, poi le garanzie di sicurezza e la ricerca di prodotti locali, entrambe sul podio delle motivazioni, seguite a ruota dalla convenienza economica.
Le motivazioni non sono solo da ricondurre solo alla salute, o per lo meno non solo a quella dei consumatori: gli acquisti a chilometri zero, dai piccoli produttori fanno bene anche al pianeta: gli sprechi vengono ridotti per la maggiore freschezza della frutta e verdura in vendita, che dura anche una settimana in più, non dovendo rimanere per tanto tempo in viaggio. Oltre a ciò nei mercati dei contadini è possibile trovare specialità del passato a rischio di estinzione, che sono state salvate grazie all’importante azione di recupero degli agricoltori e che non trovano spazi nei normali canali di vendita dove prevalgono rigidi criteri dettati dalla necessità di standardizzazione e di grandi quantità offerte.
“Acquistare prodotti a chilometri zero - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - è un segnale di attenzione al proprio territorio, alla tutela dell’ambiente e del paesaggio che ci circonda, ma anche un sostegno all’economia e all’occupazione locale. Si tratta di una responsabilità sociale che si è diffusa tra i cittadini nel tempo della crisi con la crescita dei mercati contadini che in Italia che sono diventati non solo luogo di consumo, ma anche momenti di educazione, socializzazione, cultura e solidarietà”. “Una formula che ha saputo interpretare con successo - ha aggiunto Raffaele Borriello, direttore generale di Ismea - le esigenze di un consumatore sempre più interessato a recuperare un rapporto di fiducia con l’agricoltore, anche a garanzia della qualità dei prodotti che porta in tavola”. “Il commercio di prossimità e l’agricoltura urbana - ha concluso Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e presidente della Fondazione Campagna Amica - rappresentano senza dubbio un simbolo e una testimonianza di un approccio rinnovato ed innovativo al cibo, di un modo alternativo di intendere il rapporto tra produttore e consumatore”.
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