Che l’agricoltura italiana, il made in Italy alimentare, il vino, ed i loro successi nel mondo, siano fortemente dipendenti anche dal lavoro degli stranieri, nel Belpaese, è una realtà ormai nota, assodata e riconosciuta. E dagli ultimi dati non arriva solo la conferma di questo fenomeno, che mescola lavoro ed integrazione, ma anche la fotografia di una presenza straniera nei campi, nelle vigne e nelle stalle italiane alta come non mai.
Tanto che sono oltre 346.000 gli stranieri occupati regolarmente in agricoltura, provenienti da 155 Paesi diversi, che rappresentano il 26,2% del lavoro necessario nelle campagne italiane. Emerge dal Dossier Statistico Immigrazione 2018 Idos (a cui ha collaborato la Coldiretti). La provenienza straniera più rappresentata è quella della Romania, con 110.154 persone, seguita da Marocco (32.826) e Albania (30.799), e poi via via Bulgaria, Tunisia e Slovacchia.
Con la metà dei lavoratori stranieri in agricoltura (48,1%) concentrata in 15 Province d’Italia (nell’ordine Foggia, Bolzano, Verona, Latina, Cuneo, Ragusa, Salerno, Ravenna, Cosenza, Trento, Ferrara, Forlì-Cesena, Bari, Matera e Reggio Calabria).
E, come noto, che sia per attitudine o per particolare concentrazione geografica, ci sono delle vere e proprie specializzazioni dove la manodopera straniera incide in maniera più significativa, dalla raccolta delle fragole nel veronese alla preparazione delle barbatelle in Friuli, dalle mele in Trentino alla frutta in Emilia Romagna, dall’uva in Piemonte agli allevamenti da latte in Lombardia dove a svolgere l’attività di “bergamini” sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia.
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