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VINO E CAMBIAMENTI CLIMATICI

I vitigni resistenti si fanno largo, dai Vivai Rauscedo ai filari di Feudi di Romans

La griffe friulana pianta due ettari di Soreli, Sauvignon Kretos e Sauvignon Rytos, resistenti a peronospora e oidio

Quello della sostenibilità ambientale e della tutela della salute è ormai uno dei temi prioritari nel dibattito che ruota intorno alla viticoltura, che storicamente necessita di un gran numero di trattamenti per ottenere produzioni di qualità. Anche le normative europee si fanno sempre più stringenti in fatto di utilizzo di presidi fitosanitari, tanto che l’obiettivo è di dimezzarne l’uso entro il 2025, ed è per questo, l’interesse verso varietà di nuova generazione è cresciuto in termini esponenziali in tutti i Paesi viticoli, tanto che i Vivai Cooperativi Rauscedo (http://www.vivairauscedo.com/) nel 2006 hanno contribuito alla costituzione dell’Istituto di Genomica Applicata di Udine, dando corso ad una stretta collaborazione con l’Università di Udine per la valutazione dei vitigni resistenti già ottenuti e alla creazione di nuovi incroci ad uva da vino e da tavola. Attualmente, sono 10 i nuovi vitigni iscritti al Registro Nazionale Italiano delle varietà di vite e protetti da brevetto, ammessi già in Veneto ed in Friuli Venezia Giulia, dove una delle griffe più importanti, I Feudi di Romans, ha deciso di puntare su Soreli, Sauvignon Kretos e Sauvignon Rytos, vitigni a bacca bianca di nuova generazione resistenti alla peronospora e all’oidio, due ettari vitati per iniziare a trovare una risposta sostenibile ai cambiamenti climatici. Gli altri sono Fleurtai, Sauvignon Nepis, Cabernet Eidos, Cabernet Volos, Merlot Khorus, Merlot Kanthus e Julius.
Ma quali sono le caratteristiche di queste nuove varietà? Innanzitutto, la resistenza alla peronospora, all’oidio e in taluni casi anche alle basse temperature, fino a -24°C, grazie all’introgressione di geni di resistenza presenti nel parentale “non Vinifera” (Bianca e 20/3).
Le varietà UNIUD IGA presentano una quota preponderante di genoma di Vitis Vinifera e una quota del tutto minoritaria, non più del 5-10 %, appartenente ad altre Vitis portatrici dei geni di resistenza. Di conseguenza, le caratteristiche ampelografiche, agronomiche ed enologiche sono tali che, a tutti gli effetti, si possono considerare delle varietà di Vitis Vinifera, ma, soprattutto, necessitano di soli 2 o 3 trattamenti contro oidio e peronospora.
Un altro importante fronte di cui si sta occupando la ricerca è la costituzione di nuovi portinnesti, per rispondere alle esigenze ed emergenze della viticoltura moderna. Oggi, le diverse necessità espresse da nuovi modelli viticoli, le conseguenze determinate dal cambiamento climatico sulla fisiologia della pianta e l’estendersi di fenomeni di salinità dei suoli, evidenziano, in molti casi, una sostanziale inadeguatezza dei portinnesti tradizionali. Partendo da questi presupposti, l’Università degli Studi di Milano ha dato corso, a partire dagli anni Ottanta, ad un programma di incrocio volto ad ottenere nuovi portinnesti con una maggiore efficienza nell’utilizzo degli elementi minerali, con particolare riferimento a ferro, potassio e magnesio. Il risultato di questa intensa attività di incrocio e valutazione delle performances produttive e di resistenza agli stress dei nuovi incroci è culminata nell’identificazione di quattro nuovi portinnesti: M1, M2, M3 ed M4 e nella loro iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà di Vite (G.U. N° 127 4/06/14).

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