La Denominazione Valdarno di Sopra continua la sua battaglia per diventare la prima doc biologica per disciplinare d’Italia e, probabilmente d’Europa. Un percorso non semplice, quello intrapreso dalla piccola e dinamica Doc che alberga nel cuore della Toscana, tra Arezzo e Firenze, realtà giovane, formalmente, ma ricca di storia e di “testimonial” illustri, come Leonardo da Vinci che ritrasse il celebre Ponte a Buriano nella Gioconda, e già citata dal “Bando Sopra la Dichiarazione dé Confini” di Cosimo III de’ Medici, del 1716, che ne delineava le dimensioni territoriali. Una strada impervia, ma solo a livello burocratico, dal momento che, come spiega a WineNews Ettore Ciancico, direttore del Consorzio che, formato da oltre 30 produttori, rappresenta oltre l’80% della produzione, “le cantine hanno voluto chiedere questa modifica del disciplinare all’unanimità, perchè di fatto già tutti sono in regime biologico”. Ma se a livello regionale, la riunione di filiera di ieri ha dato il via libera alle modifiche richieste (compreso l’allargamento della zona di produzione ai tre comuni del Valdarno fiorentino, Incisa, Reggello e Rignano, inizialmente rimasti esclusi, e che dovrebbero aggiungersi così a Cavriglia, Montevarchi, Bucine, Pergine Valdarno, Civitella in Val di Chiana, Castelfranco-Piandiscò, Terranuova Bracciolini, Loro Ciuffenna, San Giovanni Valdarno, Castiglion Fibocchi e Laterina in provincia di Arezzo, ndr), “in sede ministeriale, dai colloqui informali che abbiamo avuto, sembra esserci un atteggiamento poco positivo sul tema”.
Eppure, un “no” ad una richiesta che arriva all’unanimità, e che peraltro spinge verso il biologico, metodo e “valore” sempre più apprezzato anche dai consumatori, sarebbe difficilmente comprensibile, spiega ancora Ciancico: “si tratta di una scelta produttiva ed etica, speriamo di inserire l’obbligo del biologico nel disciplinare perchè vogliamo che sia una caratteristica della denominazione. Il mondo si muove in questa direzione, la conduzione e la produzione bio sono sempre più viste come fattori di qualità, e quindi, essendo noi già tutti bio, vorremmo che questo valore aggiunto passi dalle singole aziende al territorio. Anzi, addirittura ci sono produttori che oggi non rivendicano il Valdarno di Sopra, che si dicono pronti a farlo se questa modifica sarà approvata, e anche importatori, distributori e commercianti ci chiedono di andare avanti su questa strada. Noi lo facciamo perchè siamo convinti che in questo modo i vini abbiano una complessità maggiore, e perché vogliamo tutelare noi e chi lavora nel territorio, chi abita vicino alle vigne, chi fa turismo tra le vigne, e per il consumatore finale, che deve essere assolutamente tranquillo di quello che beve, dal punto di vista della salute, quando beve i nostri vini. E considerato tutto questo, un “no” a questa modifica sarebbe davvero incomprensibile. E anche l’obiezione di chi dice che così si limiterebbe la libertà di impresa, è debole: i disciplinari pongono dei paletti, in ogni senso, sono nati per questo. L’importante è che le scelte siano condivise”. E quella dei produttori del Valdarno di Sopra di mettere il bio come obbligo in disciplinare, lo è. Ora, dunque, si aspettano le decisioni del Ministero delle Politiche Agricole, in tempi, peraltro, tutt’altro che certi. “Il nostro obiettivo sarebbe già la vendemmia 2019, ma vediamo cosa succederà”, conclude Ciancico.
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