Sembrava la “next big thing” del commercio enoico, la novità in grado di scardinare equilibri consolidati e certezze, ma anche di offrire un esempio ed un modello diverso. Ed invece, l’Australia, dopo cinque anni di crescita consecutiva, registra, nel primo trimestre 2019, uno stop tanto evidente quanto inatteso. Colpa, senza virgolette, della Cina, perché dopo la crescita clamorosa delle spedizioni nel 2018 nei primi tre mesi dell’anno segna un calo, a volume, del 33%, con lo sfuso che cala addirittura del 66%, mentre in termini assoluti, secondo i dati Oemv - Osservatorio Spagnolo del Mercato del Vino il calo delle esportazioni è del -15%, con un conseguente, ma lieve, calo anche dei fatturati (-2%). Australia che, nel complesso, mantiene tutte le sue peculiarità, come il prezzo spuntato dallo sfuso, superiore a quello del bag-in-box (1,33 dollari australiani al litro contro 1,26 dollari australiani al litro), o come il prezzo medio dell’imbottigliato (6,03 dollari australiani al litro), superiore a quello degli sparkling (5,97 dollari australiani al litro).
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