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SCIOPERO

Cava: nel Penedés esplode la rivolta dei viticoltori contro i prezzi troppo bassi delle uve

Nel mirino, i giganti delle bollicine spagnole Freixenet e Codorniu, che hanno tagliato i prezzi del 28%. Ma anche il boom degli impianti
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Le uve del Penedés da cui nasce il Cava

In Catalogna crollano le quotazioni delle uve destinate alla produzione di Cava, che perdono il 28%, ed i viticoltori del Penedés, dove è concentrato il 90% della produzione delle bollicine metodo classico di Spagna, scendono in sciopero. Chiari i motivi, ma anche i responsabili: i big del Cava, i colossi Freixenet e Codorniu su tutti, che non sono disposti a riconoscere ai produttori più di 30 centesimi al chilo, contro i 40-50 di un anno fa, sostenendo che un prezzo maggiore, in un mercato sempre più competitivo e saturo come quello delle bollicine, non sarebbe sostenibile, specie a fronte di una raccolta quantitativamente importante come quella che inizia in questi giorni.

Comprensibile la reazione dei viticoltori catalani, che per voce di tre diverse associazioni, Unió de Pagesos, Joves Agricultors i Ramaders de Catalunya (Jarc) e Associació de Viticultors del Penedès, hanno sottolineato come così si tornerebbe al livello di prezzo del 1998, il che vuol dire una vera e propria catastrofe. Una situazione preoccupante, ma anche paradigmatica di quello che è il panorama produttivo delle bollicine odierno, e che ricorda vagamente quanto sta vivendo il Prosecco: anche il Cava, dal 2015, ha visto crescere gli ettari vitati, passati da 33.500 a 39.000, per una produzione annua passata da 300 a 340 milioni di chili di uva. Tanto che l’assessore all’Agricoltura della Catalogna, Teresa Jordà, da settimane ha chiesto al Ministro dell’Agricoltura Luis Planas una maggiore attenzione al problema e, comprensibilmente, lo stop ai nuovi impianti di una denominazione che, è bene ricordarlo, non è legata al solo territorio del Penedés ma a tante altre regioni della Spagna, dalla Navarra all’Aragona, dall’Estremadura alla Rioja.

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