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VINO E POLITICA INTERNAZIONALE

La Francia fa i conti con i dazi di Trump, che adesso torna a minacciare lo Champagne

In un mese, secondo i dati di Hillebrand, perse 1,7 milioni di bottiglie di vino: un calo del -20% dopo anni di crescita costante
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I primi effetti dei dazi di Trump sull’export enoico francese

I dazi voluti da Trump iniziano a farsi sentire sulla bilancia del commercio enoico con la Francia, che, dopo quasi due mesi dall’entrata in vigore della tassa, pari al 25%, sul vino importato dall’Esagono, è costretta a fare i conti con le prime avversità, che si traducono in un calo delle spedizioni che rischia di farsi preoccupanti. Dati ufficiali, per ora, non ce ne sono, se non quelli di Hillebrand, società di spedizione marittima che ogni anno spedisce 60.000 container di vino (grosso modo 720 milioni di bottiglie, ndr) dalla Francia verso tutto il mondo, di cui 14.000 (168 milioni di bottiglie) in Usa, che ha già registrato un calo del 20% negli ordini, dopo un lungo periodo di crescita, al ritmo del +6% all’anno. Calo che si traduce in 130 container in meno in un mese, quasi 1,7 milioni di bottiglie. E non finisce qui, perché, sul tavolo dello scontro senza fine tra Usa e Francia c’è ancora la proposta francese di introdurre una tassa sui big del digitale, la cosiddetta “Gafa” (dall’anagramma di Google, Amazon, Facebook e Apple), cui le autorità americane rispondono rilanciando con la minaccia di nuovi dazi, questa volta del 100% sui vini spumanti, che rappresentano una fetta importante, trainati ovviamente dallo Champagne, delle spedizioni enoiche francesi verso il mercato Usa.

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