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VINO E TENDENZE

La concorrenza di birra e gin, la varietà di scelta, il fenomeno rosé: dove va il vino

Nei “Global Trends in Wine” 2020 by Wine Intelligence, un wine lover sempre meno fedele e sempre più curioso. E i rosati sono una cosa “seria”
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Il rosato, più di una moda passeggera

La popolazione mondiale invecchia inesorabilmente, i giovani spingono la “premiumisation” dei consumi, diventando sempre più centrali per il commercio enoico, pur vantando conoscenze sempre più limitate e vincolate all’uso della tecnologia. Sono alcune delle tendenze che influenzeranno ed indirizzeranno il mondo del vino nel 2020, ma non tutte, individuate dai “Global Trends in Wine” di Wine Intelligence, che, per il 2020, ha messo in fila, come sempre, dieci tendenze, divise in 4 aree tematiche, “Le quattro R”. Relationship (Rising involvement - reducing knowledge e Increasing visual impact), Retail (Maturing consumers, Growing on premise opportunity e Premiumisation), Repertoire (Switching out of wine, Shifting wine choices e Universal rosé) e Responsibility (Moderation e Rising ethical engagement).
La terza area tematiche, che andiamo ad approfondire attraverso i tre trend che la raccontano, è definita “Repertoire”, ossia repertorio, ed ha a che fare proprio con la voglia di cambiare e con la diversità di ciò che si beve.
C’è un grande passaggio dal vino alle altre bevande, come la birra, ma anche una grande curiosità tra chi beve vino, sempre meno legato ad un pugno di varietà e sempre più incuriosito da ciò che si produce negli altri Paesi. Cambiamenti guidati, ancora una volta, dai Millennials, con una coerenza di fondo, nel senso che non si tratta di tendenze repentine e minoritarie: il vino rosé, in questo senso, non è solo una moda tra le ragazze, ma cresce tra tutti i gruppi di consumatori, anche su fasce di prezzo premium.
La prima tendenza che riguarda questa area tematiche è “Switching out of wine”, che porta sempre più wine lover ad approcciare anche altri alcolici. Se una volta il panorama dei consumi si divideva in due, tra “tipi da vino” e “tipi da birra”, oggi il profilo del consumatore è molto più sfumato, si beve un po’ di tutto, anche all’interno della stessa serata. Così, il numero dei bevitori di vino regolari e frequenti diminuisce rispetto al 2015, con un quarto di loro che, specie nei mercati più maturi, beve meno vino: in Usa la percentuale di chi beve vino almeno una volta alla settimana è passata dal 37% al 23% tra il 2015 ed il 2019. I consumatori più giovani sono i più sensibili al cambiamento, sia in favore di altre bevande alcoliche che analcoliche, e mentre in Gran Bretagna dal vino molti wine lover passano al gin, in Usa i consumi enoici vengono soppiantati sempre più spesso dalla birra e gli hard seltzer (acque gassate alcoliche aromatizzate alla frutta). Tuttavia, nei mercati in via di sviluppo ed in crescita, come Cina e Messico, c’è una certa percentuale di consumatori che beve più vino.
Il secondo trend, “Shifting wine choices”, ha a che fare invece con la scelta del vino, con il ventaglio delle possibilità che, per i consumatori, si fa sempre più ricco ed ampio, anche se si restringe la rosa dei territori di origine, mentre le scelte varietali, che si fanno sempre più frammentate (in Usa, ad esempio, il Merlot, che nel 2007 era scelto dal 65% dei consumatori, oggi è bevuto solo dal 54%, con le varietà meno popolari in crescita), con un grande interesse per le varietà di nicchia a bacca rossa, ed i formati di confezionamento, si diversificano. Il Paese d’origine è sempre più importante nella scelta del vino, ma la scelta, allo stesso tempo, è limitata ad un minor numero di Paesi, specie tra i consumatori dei mercati più maturi: rispetto al 2009, nel 2019 è scesa sensibilmente in Gran Bretagna la percentuale di chi ha bevuto vini da Francia, Australia, California, Sudafrica e Cile, mentre, al contrario, in Corea del Sud crescono i consumatori di vini da Italia, Spagna, Nuova Zelanda e Portogallo. I Millennials, inoltre, sono i più interessati a formati diversi, specie se più piccoli, leggeri e trasportabili: il 35% dei wine lover Usa tra i 21 ed i 34 anni è intenzionato ad acquistare vino in lattina.
Infine, la tendenza “Universal rosé”, che riguarda ovviamente il boom dei vini rosati, la dimensione ed i confini di un categoria sempre più solida. In questo momento, sembra che chiunque nel mondo stia bevendo un bicchiere “in rosa” - dal vino al gin - prontamente postato su Instagram: un fascino che, unito al miglioramento costante della qualità, attira sempre più consumatori. Dal 2007, il numero di consumatori è aumentato costantemente: in Usa oggi il 36% dei wine lover beve rosati, in Gran Bretagna il 50%, con giovani e donne in prima linea, ed una piramide qualitativa sempre più delineata, con i rosati di Provenza al vertice. E se gli australiani e gli americani prediligono i vini rosati prodotti nel proprio Paese, nel complesso i tre Paesi di provenienza più popolari sono Francia, Italia e California, mentre tra i territori in testa ci sono Bordeaux, Vins de Pays d’Oc, Napa Valley e Provenza.

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