Tra mille intemperie, la Francia chiude il 2019 con un nuovo record nelle esportazioni di vino e superalcolici, che toccano i 14 miliardi di euro, in crescita del +5,9% sul 2018: il totale vino ha raggiunto i 9,3 miliardi euro a valore (+4,4%), a volumi essenzialmente stabili, a 139 milioni casse (+0,7%). Un dato, quello comunicato ieri dalla Fevs - Fédération des Exportateurs de Vins & Spiritieux de France, che non deve però illudere, perché, come spiega il presidente della Fevs, Antoine Leccia, “la situazione politica internazionale e le tensioni commerciali hanno avuto un impatto evidente sulle spedizioni, spesso anticipate dal timore di un ulteriore peggioramento, con il 2020 che si presenta come una sfida per tutti quanti”. A partire proprio dagli Usa, dove l’export di vino e spiriti è cresciuto nello scorso anno del 16% a valore, a 3,7 miliardi di euro, e del 5,5% a volume, nonostante il saldo di dicembre dei vini fermi, che hanno perso 40 milioni di euro di giro d’affari a causa dei dazi al 25% importi da Washington dal 18 ottobre.
Tornando in Europa, anche la Brexit, e le incertezze che accompagnano il futuro del mercato britannico, ha portato ad un anticipo degli ordini di vino e spiriti, che hanno portato il saldo finale a 1,4 miliardi di euro (+4,4%), mentre le vendite nell’Unione Europea sono ammontate a 4,7 miliardi di euro (+3,8%). Male, invece, i mercati di Cina, Hong Kong e Singapore, tra frenata di lungo corso dell’economia e tensioni politiche, in calo del 3,1%, con il vino che perde addirittura il 16% a volume e l’8% a valore, messo in crisi dalla concorrenza - a dazi zero - di Cile ed Australia, mentre resistono gli spiriti, grazie al Cognac, in crescita del +3%. E sono proprio gli spiriti a correre, con una crescita complessiva delle esportazioni del +8,8% nel 2019, per un volume d’affari di 4,7 miliardi di euro e 53 milioni di casse spedite.
“Certamente - commenta Antoine Leccia - ci sono motivi di soddisfazione ed ottimismo, come la crescita del +10% in Giappone dopo l’entrata in vigore del trattato di libero scambio con la Ue, ma le preoccupazioni in Uk, Usa e Cina riguardano il 50% delle nostre spedizioni, e l’allarme è soprattutto per gli Usa, perché gli effetti dei dazi già si vedono e nessuno sa se sia finita qui o meno, di certo in Francia ci sono 500.000 imprese che ne verranno toccate. La situazione, se non facciamo qualcosa, è destinata a peggiorare nel 2020, per questo abbiamo chiesto l’intervento diretto del Governo, a cominciare da un fondo di emergenza di 300 milioni di euro da mettere a disposizione del settore”.
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