Divise e competitor sui mercati, l’Italia e la Francia del vino, nel bene e nel male, spesso vivono dinamiche simili. E così come soffrono gli effetti delle misure di contrasto al coronavirus gran parte delle cantine del Belpaese, soprattutto quelle di più piccole dimensioni e che non sono presenti in Gdo, lo stesso succede Oltralpe. Tanto che, riporta il quotidiano “Le Figaro”, la filiera, attraverso l’interprofessione (il Comitè NationaIl des nterprofessions des Vins), è tornata a chiedere al Governo francese e all’Ue un sostegno di 500 milioni di euro, per far fronte a parte delle perdite di quello che per il vino francese si annuncia un anno più nero che mai, con il settore colpito dai dazi alle importazioni introdotte dagli Usa prima, agli effetti nefasti su tutti i mercati mondiali imposti dall’emergenza Covid 19 poi. Anche nell’Esagono, da quanto riportano i dati, con le produzione di maggior qualità penalizzate in maniera massiccia dal blocco della ristorazione, dei bar e dei bistrot, i consumi interni di vini fermi, grazie a gdo ed e-commerce, hanno sofferto meno degli spumanti e degli champagne. Tra le misure più caldeggiate per far fronte alla crisi, la distillazione di emergenza, che le organizzazioni francesi vorrebbero per distillare almeno 3 milioni di ettolitri di vino, da finanziare con un plafond intorno ai 250 milioni di euro.
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