Per Bordeaux, il 2020 potrebbe essere l’anno della “tempesta perfetta”. La crisi imposta dal Covid sta mettendo alla prova uno dei territori più importanti del mondo del vino, che già prima dell’arrivo del Coronavirus registrava qualche segnale di “stanca” nei mercati mondiali (pur mantenendo livelli altissimi nei prezzi delle bottiglie e del giro d’affari complessivo). Un dato su tutti, per sintetizzarlo: la quota di mercato dei finewine sul Liv-Ex ha toccato il 41%, il dato più basso nei 20 anni di vita della piattaforma inglese, considerata il benchmark di questo particolare mercato del vino. Eppure, almeno sul fronte degli investimenti, i vini della Gironda potrebbero tornare fortemente appetibili, visto che la vendemmia 2019 di cui sono iniziati i primi rilasci “ex-chateaux” è considerata di altissima qualità, e che i prezzi, dalle prime stime, dovrebbero essere decisamente più bassi di quelli delle ultime campagne. Come confermano i primi rilasci, come quello, per esempio, di Chateau Palmer, annunciato ieri a 161 euro a bottiglia ex-negociant, in calo del 33% sul 2018. A sottolinearlo l’analisi preliminare di Cult Wines, società di investimento in vini di lusso, nel suo “Bordeaux en primeur report 2019 vintage”. Secondo cui, il prezzo dei vini sarà il fattore più importante per il successo o meno di questa campagna “en primeur”, che fa i conti con la crisi Covid. E che, come successo a tutti i territori, ha visto saltare la sua “anteprima fisica”, la “Semaine des primeurs”, con chateaux e negociant che, come tanti, hanno scelto la via dei seminari on line per far assaggiare alla critica e al trade i vini dell’ultima vendemmia della “Rive Gauche e Rive Droite” della Garonna.
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