Con la fine degli assaggi en primeur dell’annata 2019 di Bordeaux, per la prima volta da “remoto”, vista la crisi sanitaria internazionale, che ha segnato un inevitabile calo dei prezzi praticamente per tutte le etichette top, con tagli che hanno sfiorato e a volte superato il 30% sull’annata 2018, per il più prestigioso dei territori del vino di Francia, è già il momento dei bilanci, approfonditi dal report annuale di Wine Lister “For better, for worse”. Da cui emerge, in maniera abbastanza sorprendente, una chiara disconnessione tra la popolarità di Bordeaux e dei suoi Châteaux più prestigiosi, e l’andamento dei prezzi. Da maggio 2014 ad oggi, in effetti, i vini di Bordeaux hanno mostrato l’indice di crescita più lento, sul mercato dei fine wines, tra tutti i maggiori territori analizzati, con una flessione del -5% da maggio 2019 a maggio 2020, mentre le etichette del Piemonte si sono dimostrate di gran lunga le più performanti, seguite da quelle di Borgogna - accomunate da una grande attenzione dei media e dalla rarità delle bottiglie più importanti - mentre California e Toscana sono più indietro, ma comunque, anche loro, davanti a Bordeaux.
Che, però, nell’immaginario comune resta di gran lunga il territorio del vino più popolare. A dimostrarlo, come si legge ancora nel report, le ricerche su “Wine Searcher”, il più grande database del vino mondiale, con 400.000 etichette, che traccia più di un milione di ricerche al giorno, che in termini di popolarità (calcolata in numero di ricerche), vede i vini della Gironda ampiamente in testa. Solo nella top ten, sei sono le griffe bordolesi (Château Mouton Rothschild, Château Lafite Rothschild, Château Margaux, Château Latour, Pétrus, Château Haut-Brion e Château Pontet-Canet) tra le più cercate. Dietro, i vini di Borgogna, Toscana, California e Piemonte. Le difficoltà sui mercati e la lunghissima frenata sui prezzi, quindi, non sembrano aver intaccato la fama di Bordeaux, ma di certo la concorrenza di territori capaci di raggiungere vette qualitative sempre più importanti ne continua a restringere il campo sul mercato dei fine wine e, allo stesso tempo, il boom dei prezzi di qualche anno fa, guidato soprattutto dai mercati dell’Asia, si è dimostrata una bolla che, negli anni, non ha potuto fare altro che sgonfiarsi.
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