Il vino italiano, nel suo complesso, si dimostra più forte del Covid in Usa, e piuttosto resiliente in Germania, ovvero i due principali mercati stranieri in volume e valore per le cantine italiane. Ma se Oltreoceano il dati negativi di giugno fanno pensare che il peggio deve ancora venire, al contrario, dal mercato tedesco sembra arrivare una inversione di tendenza in positivo. Almeno a guardare dai dati sulla prima metà del difficilissimo 2020 della pandemia, raccolti dall’Osservatorio Spagnolo del Mercato del Vino. Negli States, uno dei Paesi più in difficoltà a causa del Covid, e con una ristorazione in ginocchio, il Belpaese, secondo i dati delle dogane elaborati dall’Oemv, ha esportato vino per 980 milioni di dollari, in crescita del +1,8% sulla prima metà del 2019, e per 177 milioni di litri, a +2,8%.
Tutto questo in un quadro in cui negli States, nel complesso, le importazioni sono diminuite del -1,2% in volume, a 610 milioni di litri, e del 10% in valore, a 2,7 miliardi di dollari, per effetto anche della crollo delle importazioni di vino imbottigliati, a -13,% in valore (comunque pari al 73,5% di tutte le importazioni), a cui ha fatto da contraltare la crescita di quelle di vino sfuso in contenitori superiori ai 10 litri, cresciute dell’8,9%. Nello stesso tempo, il principale competitor, ovvero la Francia, fortemente penalizzata anche dai dazi al 25% che colpiscono gran parte dell’import di vino francese negli States, ha registrato un -25,5% in valore, fermandosi a 791,5 milioni di dollari, e un calo del -14,1% in quantità, a 81,9 milioni di litri. In valore, sul podio segue la Nuova Zelanda, che cresce del +11,6% in valore, a 266 milioni di euro, per un volume di 44 milioni di litri, in crescita del 7,9%. Contrastato, nel complesso, il dato sugli spumanti, già dello 0,7% in valore, ma cresciuti del 3,3% in quantità. Con un trend generale che vede comunque arrivare in Usa vini dal prezzo più basso, tanto che il prezzo medio al litro è diminuito del 9%, passando da 4,9 a 4,5 dollari al litro. In ogni caso, evidenza il report, non c’è da stare troppo tranquilli, neanche per il Belpaese: se il dato complessivo sulla prima metà dell’anno finora dice che l’Italia ha retto, il vino tricolore ha vissuto, come tutto l’import Usa, un giugno durissimo (-26% le importazioni complessive il valore).
Se questo è il complesso quadro americano, sul fronte tedesco le cose non sono certo più semplici. La Germania, nella prima metà 2020, ha importato vino per 1,14 miliardi di euro, con un calo del -7,6%, per 668 milioni di litri, a -5,8%, con segni negativi in volume e valore tanto per i vini imbottigliati che per gli sfusi, e anche per gli spumanti. In questo contesto, l’Italia per ora ha girato la boa senza troppi danni, visto che si conferma anche in questo caso primo fornitore di vino straniero in volume e valore, con un calo del -1,3% in valore, a 453,9 milioni di euro, e una sostanziale stabilità in quantità, a 249,3 milioni di litri (-0,2%). Una performance decisamente migliore rispetto ai principali competitor, visto che la Francia perde il -16,2% in valore (a 282,3 milioni di euro) ed il -12,1% in quantità (a 95,1 milioni di litri), e la Spagna lascia sul terreno il -9,1% in valore (a 162,8 milioni di euro) ed il -14% in quantità (163,2 milioni di litri).
Da segnalare la curiosità del balzo in avanti delle importazioni in Germania da parte dei vini degli Stati Uniti, che pur partendo da valori assoluti bassi, hanno fatto registrare un +11,7% in valore, a 40 milioni di euro, ed il +20,4% in volume, a 22 milioni di litri. Ancora più importante è notare anche come, sul mercato tedesco, il mese di giugno abbia mostrato una inversione di tendenza che fa invece ben sperare per la seconda parte dell’anno, visto che, sullo stesso mese del 2019, c’è stata una crescita in valore del +1,6% delle importazioni. Un dato piccolo, ma che accende un lumicino di speranza nelle cantine del Belpaese e del mondo, impegnate in queste settimane nella vendemmia, ma con la testa, quest’anno più che mai, concentrata anche sui mercati.
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