Si accendono le luci del Natale ma non quelle di bar e ristoranti. Un settore che mastica amaro e che al momento non vede prospettive rosee dovendo rinunciare ad un giro di affari florido come è sempre stato quelle delle festività di fine anno. Ma il recente Dpcm è stato chiaro: i locali possono restare aperti al pubblico (e fino alle 18) solo in zona gialla. Il mondo della ristorazione non si arrende e continua a mandare messaggi ai piani alti. Restare chiusi a dicembre, ha recentemente sottolineato la Fipe/Confcommercio (Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi), costa al settore ulteriori 6 miliardi di euro, che si aggiungono ai 27 miliardi già persi.
Da qui l’appello ad un ulteriore rinforzo dei ristori per evitare la chiusura di oltre 60.000 imprese e la perdita di 300.000 posti di lavoro.
“Il Governo ha praticamente scaricato sui pubblici esercizi e su pochissimi altri settori l’onere di appiattire la curva dei contagi|”, tuona Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe/Confcommercio che aggiunge: “una decisione politica, certamente legittima, ma che denota un accanimento pericoloso verso il nostro settore, nonostante sia stato ampiamente dimostrato che i pubblici esercizi sono luoghi sicuri, anche in ragione dei rigorosi protocolli sanitari che sono stati loro assegnati. Noi, con la chiusura delle nostre attività, ci stiamo facendo carico di un problema sociale collettivo, ma questo sacrificio mette a repentaglio la sopravvivenza stessa del settore. Ecco perché, chi ci ha messi in queste condizioni ha il dovere di provvedere a ristorare adeguatamente le nostre imprese, in base alla reale perdita di fatturato. Dopodiché ha il dovere di aprire un tavolo di confronto permanente per porre le basi di una ripartenza definitiva e sicura, che non può essere più procrastinata”. Fipe-Confcommercio chiede azioni precise su determinati punti.
“Questo non è più il tempo di parlare di distanziamento tra i tavoli e di mascherine - conclude Stoppani - è ora di discutere di come ridurre i costi fissi delle nostre attività, canoni di locazione, utenze, assicurazioni, tasse locali e oneri finanziari. Ed è il momento di individuare soluzioni che garantiscano nuova liquidità ai pubblici esercizi, con piani di ammortamento sostenibili. Serve, insomma, un piano per le riaperture e la ripartenza di un settore strategico per il Paese. E serve subito”.
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