Per quanto i consumi domestici di vino siano in crescita, così come l’e-commerce, che muove il 30% delle bottiglie, in Cina il settore della ristorazione e dell’hotellerie resta un pilastro fondamentale del consumo di vino. Un canale, quello che viene definito Hri (Hotel, Restaurant and Institutional, ovvero la ristorazione scolastica e simili) che, nel complesso, nel 2019, ha mosso in Cina una cifra enorme, pari a 687 miliardi di dollari. Un giro d’affari che vede i ristoranti incidere per il 37% e gli hotel per il 35% del totale, secondo i dati della China Catering Association, riportati da MiBD Wine Analytics, che ha analizzato la provenienza dei vini rossi del mondo nelle carte dei ristoranti della provincia del Guangdong, vasto territorio nel Sud della Cina, una nazione nella nazione, con oltre 113 milioni di abitanti e città come Canton e Shenzhen.
Bordeaux domina, con una presenza nel 91% delle carte dei vini, davanti ai vini che arrivano dal Sud dell’Australia, un 8 carte sue 10, ed a quelli cileni della Central Valley, nel 75% delle liste. L’Italia è ben presente, con le sue Regioni più celebri per i vini rossi. A partire dalla Toscana, presente in più di 6 wine list su 8, grazie a Brunello di Montalcino e Chianti Classico, Bolgheri e Chianti, Nobile di Montepulciano e Igt Toscana, per esempio, mentre il Piemonte di Barolo e Barbaresco, Barbera d’Asti e Nizza, vini del Monferrato e del Roero, è nel 48% delle liste, così come il Veneto dei grandi rossi della Valpolicella, per esempio.
Un canale, quello degli hotel in Cina, che è importante presidiare sia per i valori assoluti, sia per il tipo di turismo, che è spesso turismo di affari internazionale, con gli hotel stessi che, oltre che luoghi importanti di consumo, diventano una vetrina mondiale su cui poggiano gli occhi, ogni anno, in tempi normali, milioni e milioni di persone e di big spender da ogni angolo del pianeta.
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