La Francia ha già chiuso il bilancio, nero, del 2020, che ha segnato per le esportazioni di vino d’Oltralpe un calo a valore di 1 miliardo. In Italia, invece, i dati arrivano più a rilento, con i primi 10 mesi 2020, che, comunque, raccontano una contrazione contenuta (-3,4%) delle spedizioni. La Spagna, nei primi 11 mesi 2020, ha visto un calo delle esportazioni enoiche del 3,4% degli sfusi, del 2,5% dell’imbottigliato fermo e dell’11,9% degli spumanti. Ma il mondo del vino, a livello produttivo e commerciale, non si esaurisce certo nella sola Europa, anzi. Ci sono Paesi che, come anticipa a WineNews Denis Pantini, Direttore Area Agroalimentare Nomisma e Responsabile Wine Monitor, hanno già messo il 2020 in soffitta, con qualche crollo e un’eccezione: la Nuova Zelanda, capace di chiudere in crescita del +4,5%. Non grazie alla Cina, dove anzi le spedizioni sono precipitate, ma agli Usa e alla Gran Bretagna, dove finiscono due terzi dei vini neozelandesi spediti all’estero, sull’onda degli ottimi risultati degli sfusi. L’Australia, invece, paga, letteralmente, i dazi imposti dalla Cina, che hanno quasi azzerato le proprie importazioni: alla fine del 2020 il calo a valore delle spedizioni enoiche è del -1,6%. Il risultato peggiore è quello del Sudafrica, dove lo scontro tra il Governo ed il mondo vitivinicolo non ha certo aiutato il settore, che ha chiuso l’anno con un calo dell’export dell’8,6%. Oltreoceano, male anche le spedizioni di vino Usa (-8,5%) e quelle del Cile (-7%).
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