Il 2020 visto dalla Borgogna è stato, come da qualsiasi altra parte del mondo, un anno difficile, che ha registrato una decisa frenata per quella che, negli ultimi anni, è stata la denominazione francese più performante. Come emerge dai dati anticipati da François Labet, presidente del Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne (Bivb), nella conferenza, oggi, nei “Grands Jours en Cave” 2021, “i vini di Borgogna hanno retto sui mercati, confermando le performance del 2020: le esportazioni hanno toccato le 90 milioni di bottiglie (+0,8%), per un giro di affari di un miliardo di euro (-0,8%)”. Nelle cantine di Borgogna, che, da ieri al 19 marzo, ospitano negozianti, distributori, importatori, ristoratori, sommelier e giornalisti, per un’edizione ridotta dei “Grands Jour de Bourgogne” (in presenza, sì, ma solo su appuntamento e con molte restrizioni ed ostacoli oggettivi, ndr), intanto, c’è l’annata 2020: 1,56 milioni di ettolitri di vino, il 6,9% in più della 2019.
Il peggio non è ancora passato, perché il mercato interno è ancora in grande sofferenza, proprio come in Italia, anche qui a causa delle limitazioni imposte dal Governo per combattere l’emergenza sanitaria. Che si sono tradotte, per forza di cose, in chiusure dei ristoranti e dei bar e coprifuoco. Le vendite, così, si spostano sulla grande distribuzione e online, canali che, anche Oltralpe, hanno tamponato l’emorragia dei consumi. Le prospettive, però, sono decisamente positive, perché, intanto, come confermato da Raphaël Dubois, presidente dell’Associazione “Les Grands Jours de Bourgogne”, nel 2022 l’appuntamento tornerà nella sua forma originaria, “dal 21 al 25 marzo, e ci aspettiamo di accogliere 2.500 visitatori da ogni angolo del mondo. L’edizione 2021, a causa dei continui cambiamenti di scenario dettati dalla pandemia di Covid-19, è nata in poche settimane, grazie al sostegno ed alla volontà di quasi 600 cantine di tutta la Borgogna”.
Buone notizie anche dai mercati esteri, con la sospensione dei dazi sulle esportazioni negli Stati Uniti per i prossimi quattro mesi che darà una bella spinta alle spedizioni Oltreoceano. Infine, un’altra buona notizia, questa volta dal fronte interno. A darla è Benoît de Charrette, presidente della Cité des vins et des Climats de Bourgogne, che vedrà l’inizio dei lavori, con la posa della prima pietra in tutti e tre i siti, quelli di Beaune, Mâcon e Chablis, entro la prima metà 2021. Le procedure hanno finalmente visto l’accelerata definitiva, e l’apertura della Cité des vins et des Climats de Bourgogne potrebbe arrivare già nell’estate 2022, che si preannuncia come l’anno e l’orizzonte del definitivo rilancio per tutta la Borgogna.
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