Il rumore del macinino che trasforma in polvere i chicchi di caffè, lo scatto del dosatore che fa cadere la polvere nel gruppo, la pressione che sale, il liquido che scende lentamente nella tazzina, l’aroma che si diffonde già mentre il barista la poggia sul piattino, e poi il sapore in bocca, che per molti è sinonimo di risveglio, di partenza della giornata, oppure icona liquida di un momento di pausa: un vero e proprio rito per milioni di persone, quello del caffè espresso italiano. E, proprio in questi giorni, in cui di fatto è possibile viverlo solo in modalità “da asporto” e non al bancone del bar, per le restrizioni antiCovid, il Ministero delle Politiche Agricole ha presentato la candidatura a Patrimonio Culturale immateriale dell’Umanità de “il Rito del caffè espresso italiano tradizionale”, che è anche vera e propria arte, e in subordine quella della “Cultura del caffè napoletano”, realtà tra rito e socialità.
“Si è conclusa oggi l’istruttoria delle proposte di candidature che ha portato il Rito del caffè espresso italiano tradizionale e la Cultura del caffè espresso napoletano ad essere già inserite nell’Inventario dei Prodotti Agroalimentari italiani (Inpai). Il Gruppo di lavoro Unesco del Ministero - spiega una nota delle Politiche Agricole - ha quindi deciso all’unanimità di proporre le candidature e di inviare la documentazione alla Commissione Nazionale dell’Unesco che dovrà decidere l’avvio del procedimento per l’inserimento nel Patrimonio Immateriale dell’Umanità di un elemento che ha importanti risvolti culturali, sociali, storici e di tradizione. La priorità per l’elemento Rito del caffè espresso italiano tradizionale, a parità degli elementi costitutivi del dossier, è stata determinata dalla presentazione della relativa proposta all’inizio del 2019 mentre quella della Cultura del caffè espresso napoletano è stata presentata alla metà dello scorso anno. Dopo la scadenza del termine per la presentazione delle candidature, prevista per il 31 marzo, l’Unesco sarà chiamata a pronunciarsi sulla proposta di candidatura”.
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