Artaban, Floreal, Vidoc e Voltis, le prime quattro varietà di vite francesi resistenti alle malattie fungine sviluppate dall’Istituto Nazionale di Ricerca Francese per l’Agricoltura e l’Ambiente (Inrae), e riconosciute dal Community Plant Variety Office, l’agenzia dell’Unione Europea che gestisce il sistema delle varietà vegetali per i 27 Paesi Ue, all’interno della categoria botanica della Vitis vinifera, adesso fanno ufficialmente parte delle varietà tradizionali europee, ed in questo senso potrebbero trovare un loro spazio anche tra i filari delle denominazioni di origine, una possibilità impensabile fino a poco tempo fa, come riporta il magazine francese “Vitisphere”. La normativa comunitaria, infatti, riconosce solo i vitigni della specie europea Vitis vinifera per la produzione di vini a denominazione, mentre i vitigni resistenti alla peronospora e all’oidio derivano da incroci tra Vitis vinifera e altre specie di Vitis - americane e/o asiatiche - che portano i geni di resistenza.
“Questo è un segnale forte. Se la decisione fosse stata diversa, avrebbe rappresentato uno stop importnate per queste varietà”, spiega il direttore scientifico per l’agricoltura dell’Inrae, Christian Huyghe. “Il fatto che l’ufficio comunitario li abbia riconosciuti è un punto di svolta. Questa non è una boutade estemporanea, ma la decisione di un organismo che coordina le decisioni per tutte le specie vegetali in tutta Europa. Dobbiamo considerare le varietà per il contributo che portano al sistema vitivinicolo francese, vale a dire una sostanziale resistenza alla peronospora e all’oidio, con una riduzione del 95% dell’irrorazione di fungicidi in campo”, aggiunge Christian Huyghe
“Finora, tra gli esperti dell’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino (Oiv), un incrocio è stato subito considerato non più appartenente al gruppo Vitis vinifera. L’accettazione da parte del Cpvo è una porta verso una nuova prospettiva”, conferma Jean-Pierre Van Ruyskensvelde, amministratore delegato dell’Istituto Francese della Vigna e del Vino (Ifv), che collabora con l’Inrae per la diffusione delle varietà resistenti e sostenibili (Resdur). Le quattro nuove varietà sono “apparentemente idonee alla produzione di vini Dop. Si attende il riscontro del ministero dell’Agricoltura”, aggiunge Van Ruyskensvelde.
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