I Comuni potranno sbloccare gli usi civici, antichi diritti e forme di godimento collettivo della terra, che in Italia interessano 5 milioni di ettari. Lo rende noto il deputato Alberto Manca, esponente M5S in Commissione Agricoltura e promotore dell’emendamento approvato in sede di conversione del Dl Semplificazioni e Governance del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) alla Camera dei Deputati. “Le Regioni potranno consentire ai Comuni i trasferimenti di diritti di uso civico e le permute in altre aree appartenenti al patrimonio disponibile degli enti territoriali e locali, esclusivamente per terreni di superficie e valore equivalente, risolvendo una impasse che si protrae da decenni”, spiega Manca. “Otteniamo così un duplice risultato, senza alcun costo ulteriore per le casse pubbliche. Innanzitutto la collettività, dopo anni in cui il diritto all’uso civico le veniva di fatto negato, potrà tornare a usufruire di un bene collettivo nella nuova area pubblica che il Comune identificherà con il coordinamento della Regione. Ne consegue che, con la sdemanializzazione dei terreni irrimediabilmente compromessi, se ne ridà pieno possesso ai relativi proprietari. “L’emendamento, riformulato dal Governo - continua il deputato - recepisce gran parte delle istanze e rappresenta indubbiamente una svolta storica nonché un primo grande passo per la valorizzazione degli usi civici che, dopo anni in cui questo diritto veniva precluso ai cittadini, potranno tornare a rappresentare una porzione rilevante del territorio comunale a beneficio della collettività”.
Gli usi civici sono di origine antichissima e in alcune Regioni d’Italia risalgono all’età preromana. Con il passare del tempo, parte di questi appezzamenti di grande importanza ambientale e naturalistica, destinati alle attività agricole, alla pastorizia o boschivi, ha irreversibilmente perso la propria conformazione fisica. La spesso radicale trasformazione è avvenuta con l’autorizzazione alle opere da parte delle singole amministrazioni pubbliche, in conformità agli strumenti di pianificazione urbanistica. “Ciò ha di fatto comportato gravi ripercussioni sui Comuni - conclude Manca - che non sono in grado di rilasciare la relativa documentazione attestante la proprietà, precludendo l’accesso a misure agevolate come il bonus facciate o il 110% per le ristrutturazioni”.
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