La vendemmia entra nel vivo anche in Borgogna, dove, come racconta il Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne (Bivb) tra il 18 e il 20 settembre, la raccolta è iniziata praticamente in tutta la Regione, al culmine di un’annata difficilissima, costellata da eventi meteorologici estremi ed avversi. La fioritura è avvenuta in un periodo segnato dal caldo secco, offrendo condizioni perfette per l’impollinazione e la formazione degli acini, e le alte temperature, mantenutesi all’inizio di giugno, hanno innescato una rapida crescita, consentendo all’annata di recuperare parte del tempo perso ad aprile e maggio. La prima metà dell’anno, invece, era stata caratterizzata da temperature e precipitazioni nella norma stagionale praticamente ovunque, ad eccezione del dipartimento della Yonne, che ha visto aumentare le piogge del 18%, ma senza grandi conseguenze. Piogge che, invece, dalla fine di giugno all’inizio di agosto, hanno creato molti problemi ai vigneron di Borgogna, chiamati al difficile compito di gestire la vegetazione e, allo stesso tempo, prevenire le malattie. Una dinamica che ha mollato la presa solo a metà agosto, quando è finalmente tornato il clima secco.
Ed è stato in questo periodo - mediamente a metà agosto - che la fase di invaiatura, quando gli acini cambiano colore, è stata raggiunta. Il clima secco e i venti dal Nord, quindi, hanno permesso alle uve di maturare con un buon ritmo, riducendo i problemi dell’umidità, causa di malattie fungine e muffe. Le varietà rosse di Pinot Nero, Gamay e César sono maturate per prime, con il Pinot Nero in testa. Le uve bianche di Chardonnay, invece, hanno impiegato un po’ più di tempo, in alcune parti a causa dello stress causato dal gelo, in altre dalla grandine. Come detto, i viticoltori stanno iniziando a vendemmiare proprio in questi giorni le parcelle dove le uve sono maturate più precocemente, mentre i primi grappoli raccolti - quelli destinate alla produzione di spumanti Crémant de Bourgogne - sono finiti in cantina già a metà settembre. Di certo, c’è che la produzione di quest’anno si reggerà su volumi molto bassi (in generale il calo produttivo in Francia è previsto in un -24%, ndr), a seconda di quanto l’area considerata sia stata colpita dal gelo e dalla grandine.
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