Tempo di bilanci in Borgogna, territorio chiave per la viticoltura di Francia, dove vengono prodotti alcuni dei fine wine più quotati e scambiati al mondo, che ha messo in cantina una vendemmia particolarmente scarsa, dopo un anno tutt’altro che semplice. Come raccontano i dati rivelati dal board di “Vins de Bourgogne”, la produzione si attesterà sui 900-950.000 ettolitri, di gran lunga la più povera, da un punto di vista produttivo, degli ultimi 25 anni, e ben al di sotto della media del periodo 2017-2021 (1,4 milioni di ettolitri). Numeri che, sul breve periodo, non avranno un impatto determinante sulle vendite, perché gli stock, alla fine della campagna 2020/2021, sono stimati in 1,2 milioni di ettolitri, più o meno sugli stessi livelli delle campagne 2016/2017 e 2017/2018, quando c’era da fare i conti con la scarsità della vendemmia 2016, ma guardando avanti i wine merchant della Borgogna dovranno essere bravi a gestire la scarsità della produzione 2021 sui diversi mercati.
Che, nei primi 9 mesi 2021, hanno vissuto una vera e propria rinascita, con le spedizioni che hanno fatto segnare il +21,8% a volume ed il +26,4% a valore sullo stesso periodo del 2019 - l’anno che ha preceduto la pandemia - per un fatturato di 957 milioni di euro, un record assoluto. Nel 2020, comunque, in un contesto durissimo per i vini a denominazione di Francia, che hanno perso, sul 2019, il 12,7% in valore, i vini di Borgogna hanno limitato le perdite in un misero -0,7%, chiudendo sopra 1 miliardo di euro. Tornando ai primi 9 mesi 2021, la sospensione dei dazi imposti da Trump (pari al 25%), ha restituito slancio alle spedizioni verso gli Usa, primo mercato, sia a valore che a volume, per i vini di Borgogna, cresciuti del 14% a volume e del 10% a valore sui primi nove mesi del 2019, per un totale di 198,9 milioni di euro.
Ancora meglio ha fatto in Gran Bretagna, dove le spedizioni sono cresciute del +20% in volume e del +37,1% a valore, a quota 137,8 milioni di euro. Terzo mercato dei vini di Borgogna si conferma il Giappone, dove le oscillazioni sul 2019 sono minime: +3,2% in volume e +1,9% a valore, a 89,8 milioni di euro. Che la Borgogna, come successo a suo tempo a Bordeaux, abbia nell’Asia un mercato privilegiato è confermato anche dai numeri di Hong Kong: +30,6% in volume e +30,7% a valore, per un totale di 63 milioni di euro di vino spedito nel porto di transito di tutti i grandi vini del mondo. Ottime anche le performance del Canada, che segna il +28,1% a volume ed il +31,9% a valore, a 55,8 milioni di euro. Segue la Svizzera, con 41 milioni di euro di vino importato dalla Borgogna (+18,6%), davanti a Belgio (39,5 milioni di euro, +33,5%), Cina (38,4 milioni di euro, +79,5%), Danimarca (30,5 milioni di euro, +72,3%) e Svezia (27,5 milioni di euro, +20,1%). Fuori dalla top ten, curiosamente, resta la Germania, l’unico Paese (insieme agli Emirati Arabi) con il segno meno: -4,6% delle importazioni, per un giro d’affari di 21,2 milioni di euro. Distante l’Italia, a quota 12 milioni di euro, ma in enorme ascesa: +40,6%.
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