Ancora una volta, la dieta mediterranea patrimonio Unesco, con il suo equilibrio tra cereali, frutta, verdura ed olio di oliva, uniti ad un consumo moderato di carne, pesce, legumi, latticini e vino, è incoronata ancora una volta la migliore al mondo, nel complesso, tra le diete codificate. A ribadirlo il magazine americano Us News, che ha raccolto le opinioni di un panel di dietologi, nutrizionisti ed esperti di salute. La dieta mediterranea, secondo la classifica, ha un punteggio complessivo di 4,2 punti su 5, che salgono a 4,8 su 5 se si guarda solo all’aspetto salutare.
Un riconoscimento che, in questi primi giorni del 2022, torna a dare forza alle ragioni di chi, sul fronte enoico, sostiene che nel quadro delle politiche sulla salute che l’Unione Europea sta mettendo in campo, vada colpito l’abuso di alcolici, e non il consumo moderato di vino, che è parte integrante di un modello alimentare come la dieta mediterranea ritenuto, appunto, il più salutare al mondo. A ribadirlo è la cooperazione europea del vino rappresentata dal Copa-Cogeca, la cui divisione enoica è guidata dall’italiano Luca Rigotti (già presidente di Mezzacorona e guida del settore vitivinicolo dell’Alleanza delle Cooperative Italiane).
“Il vino è indissolubilmente legato alla cultura e allo stile di vita di tutta Europa e molto più di una semplice bevanda alcolica: si tratta di un comparto produttivo che svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’occupazione e della sostenibilità economica, sociale e ambientale di intere aree rurali e che rappresenta anche la prima voce dell’export agroalimentare Ue verso i paesi terzi” sottolinea Rigotti. Che aggiunge: “vale la pena ricordare che l’intero ciclo economico della produzione e della commercializzazione del vino crea 3 milioni di posti di lavoro diretti a tempo pieno e che nei primi sette mesi del 2021 gli scambi di vino, che rappresentano la prima voce dell’export agroalimentare della Ue, hanno registrato un aumento del 30%, raggiungendo quota 2,2 miliardi di euro”.
La Commissione Europea, secondo Rigotti non ha tenuto in debito conto della differenza tra uso ed abuso di vino nelle sue ultime scelte politiche. “Gli obiettivi del piano di lotta contro il cancro sono pienamente condivisibili - sostiene Rigotti - ma ciò non ci esime dal ravvisare una sostanziale mancanza di equilibrio nel voto favorevole espresso qualche settimana fa dalla Commissione speciale per la lotta al cancro del Parlamento europeo (Commissione Beca), poiché di fatto essa non distingue tra consumo moderato e consapevole di vino come alimento, per lo più consumato ai pasti e parte integrante tra l’altro della Dieta Mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.
Nel Rapporto della Commissione Europea, come noto, si legge infatti che “non esiste un livello sicuro di consumo di alcol quando si tratta di prevenzione del cancro”, un’affermazione che secondo il presidente del Gruppo di Lavoro Copa-Cogeca “va letta come una generalizzazione che non tiene conto della divergenza di risultati e di opinioni tra i membri della comunità scientifica e che finisce per stigmatizzare un prodotto agricolo naturale come il vino che fa parte della nostra tradizione, senza tra l’altro riuscire ad affrontare efficacemente le cause profonde del consumo dannoso”. Rigotti ha infine ricordato l’impegno di Copa-Cogeca, insieme alle altre associazioni del vino, per ridurre il consumo dannoso di alcol attraverso iniziative come il “Wine in Moderation”, programma di responsabilità sociale lanciato nel 2008 dal settore vinicolo europeo. “Crediamo che la giusta risposta al consumo eccessivo e dannoso - scrive ancora nel suo editoriale - debba passare attraverso l’educazione e la consapevolezza. Sottolineare l’importanza di un consumo moderato, connesso al cibo nell’ambito di una dieta equilibrata e a un sano stile di vita, può al contrario contribuire a ridurre il consumo eccessivo e ottenere risultati duraturi. Le soluzioni rapide si sono spesso dimostrate inefficaci”.
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