Il “pegno rotativo” applicato al vino ha portato 60 milioni di euro di liquidità nelle cantine italiane Una possibilità, questa, aperta di recente anche all’olio. Ma a breve, a garanzia dei prestiti, probabilmente, le aziende agricole potranno mettere in pegno anche pecore, mucche, piante, prodotti vegetali, prodotti alimentari trasformati e non solo. Insomma, un agroalimentare in pegno, con le sue eccellenze, grazie al “Registro dei Pegni mobiliari non possessori”, “che sarà realtà entro il primo semestre 2022”. A dirlo Alberto Manca, esponente M5S in Commissione Agricoltura, che, fin dalla sua interrogazione nell’agosto 2020, ha sollecitato per l’attuazione della misura. “Si tratta di una norma prevista sin dal 2016 e sui cui abbiamo lavorato affinché fosse emanato il relativo decreto attuativo, finalmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 10 agosto. L’Agenzia delle Entrate - spiega Manca - sta, infatti, procedendo, senza intoppi, allo sviluppo del software relativo al registro informatizzato su cui si poggia lo strumento che determina una garanzia creditizia su un prodotto soggetto a trasformazione”.
“Dopo l’approfondimento richiesto dal Consiglio di Stato, con un supplemento di istruttoria da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze e il coinvolgimento degli stakeholder - prosegue - il deputato si è giunti alla definitiva attuazione del decreto interministeriale tra Ministero dell’Economia e della Giustizia, con quest’ultimo dicastero a cui spettano compiti di vigilanza e controllo sul registro informatizzato dell’Agenzia delle Entrate. Si è proceduto, pertanto, alla definizione delle 25 categorie merceologiche che potranno usufruire dello strumento di accesso al credito - aggiunge - tra queste gli animali vivi e i prodotti del regno animale, le piante e i prodotti del regno vegetale, i prodotti delle industrie alimentari nonché i grassi, gli olii e le cere animali e vegetali. Attraverso il “Registro Pegni” si riuscirà, ad esempio, a concedere credito sul mosto d’uva o sul latte, senza spossessamento del bene, e consentendo alle nostre realtà imprenditoriali agricole di poter contare su un valido supporto, ancor più determinante in questo periodo di pandemia” conclude Manca. E male che vada, viene da dire, le banche, nel peggiore dei casi, avranno di che mangiare e bere ...
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