Sbarcare su La Place de Bordeaux, il sistema distributivo che mette insieme Chateaux, négociant e wine merchant di tutto il mondo, su cui poggia la commercializzazione dei vini di Bordeaux sin dal XVII secolo, più che una notizia è diventata una piacevole abitudine, tante sono le etichette italiane che, negli anni, sono state accolte da un canale commerciale privilegiato, ben cosciente che il vertice qualitativo del Belpaese, ormai, condivide le stesse fette di mercato dei grandi vini di Francia. Discorso che vale per una platea piuttosto ristretta di cui, da qualche giorno, fa parte anche I Sodi di S. Niccolò 2018 di Castellare di Castellina: regista dell’operazione è Timothée Moreau del Bureau des Grands Vins, che ha selezionato una rete di negociants di Bordeaux che si occuperà di distribuire il Grand Cru di Castellare di Castellina attraverso i propri canali nei mercati del Sud America, Asia (eccetto Corea del Sud), Africa, Medio Oriente, Oceania e Francia, quindi in tutti continenti con esclusione del resto d’Europa, del Nord e Centro America e delle Isole caraibiche.
“Siamo felici di entrare a far parte di questo network così prestigioso”, commenta Paolo Panerai, fondatore di Castellare di Castellina, storica azienda del Chianti Classico: “La Place de Bordeaux è il punto di riferimento per il mercato dei top wines, perché distribuisce autentiche icone dell’enologia mondiale. I Sodi di S. Niccolò 2018 è uno dei primi Supertuscan italiani (prima vendemmia 1977) realizzato esclusivamente con vitigni autoctoni del Chianti Classico provenienti dai due migliori Cru di Castellare. Un vino che nelle 40 vendemmie finora commercializzate ha collezionato numerosi riconoscimenti, a partire dal lontano 1988, quando si piazzò al sesto posto della prima Top 100 di Wine Spectator con l’annata 1985o. L’annata 2017 ha celebrato le 40 Vendemmie con un’etichetta speciale e un’edizione limitata da collezione battuta all’asta da Christie’s il 2 dicembre scorso al prezzo record di 4.655 sterline (pari a 5.476 euro) per il formato da 15 litri”.
Poche settimane prima, e ancora grazie al lavoro di Timothée Moreau, su La Place de Bordeaux era arrivato anche il primo Barolo (e prima etichetta del Piemonte), il Barolo Cerequio 2018 di Michele Chiarlo, storica cantina di Calamandrana, seguita a stretto giro dal Barolo di Parusso che, avvalendosi di quattro négociants - CVBG, Duclot, Ginestet e Joanne -, con la collaborazione dello storico courtier Excellence Vin, verrà distribuito in tutto il mondo, a eccezione di alcuni paesi europei (Italia, Svizzera, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Regno Unito, Norvegia, Austria, Francia e Svezia).
Come accennato, le porte della Place de Bordeaux, per il vino italiano, si erano aperte già nel 2008, quando 15 prestigiosi négociant decisero di distribuire in tutto il mondo (ad eccezione di Italia, Usa e Canada) il mitico Masseto, con l’annata 2006, a cui si è poi aggiunto il secondo vino della tenuta, il Massetino. Anche Ornellaia, Ornellaia Bianco, Serre Nuove, Le Volte e Poggio alle Gazze, in esclusiva per Asia, Emirati Arabi, Africa e Sud America, passano per la Place de Bordeaux. Così come il Solaia, e, in piccole quantità, anche il Tignanello e il Cervaro della Sala della famiglia Antinori, e ancora tre etichette mitiche della Toscana enoica, come il Colore di Bibi Graetz, il Galatrona di Petrolo, azienda simbolo del Val d’Arno di Sopra di Luca Sanjust e il Caiarossa.
Nel 2019 fu la volta del primo Brunello di Montalcino, con i vini di Luce della Vite, il marchio di Frescobaldi che fa da ombrello a Luce, Lucente e Luce Brunello di Montalcino, distribuiti in Asia, Africa e Medio Oriente (ad eccezione del Giappone) da 11 négociant bordolesi. Infine, solo per citare alcune delle etichette top del Belpaese presenti sulla Place de Bordeaux, il debutto del primo Etna Rosso, quello della Giovanni Rosso, storica griffe del Barolo, rappresentata da cinque dei più rinomati négociants, Joanne, Diva, Barriere Frères, Louis Vialard e Ld. Oggi la Place conta 75 vini da otto diversi Paesi, con il 35% del totale proveniente dall’Italia, il 28% dagli Usa e il 12% da regioni francesi diverse da Bordeaux.
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